Si accende il paese della memoria. A Pieve è il giorno della finale. Diaristi e appassionati da tutta Italia

Otto i finalisti, le loro storie saranno raccontate e interpretate in piazza davanti al pubblico . Riconoscimento speciale a Ezio Mauro. Al centro, il centenario di Tutino, ideatore dell’evento.

Si accende il paese della memoria. A Pieve è il giorno della finale. Diaristi e appassionati da tutta Italia

Si accende il paese della memoria. A Pieve è il giorno della finale. Diaristi e appassionati da tutta Italia

Vincenzo era partito per la guerra pensando fosse un gioco e ritrovandosi testimone dello strazio delle trincee. Ettore era sottufficiale dell’esercito ma tra le pieghe di un 8 settembre che incarna i grandi paradossi italiani precipitò fino nei campi di concentramento, assaggiando uno dei grandi orrori del ventesimo secolo. Ora i loro diari potrebbero oggi non solo uscire dal buio, come già hanno fatto, ma essere applauditi come trionfatori del premio Pieve.

Pieve, la città della memoria. Nell’edizione che ha scelto di legarsi anima e cuore al suo pioniere e fondatore Saverio Tutino: era nato cento anni fa ed è un centenario che ne ha intessuto straordinarie testimonianze.

Oggi è il clou, in una piazza che un anno dopo l’altro si affaccia sulla storia. Dalle 16 i diaristi o i loro discendenti racconteranno i segreti dei racconti di vita. Intervistati da Guido Barbieri, in una serata aperta anche a quanti seguiranno l’evento via streaming, da tutta Italia. Un premiato è già certo ed è di prestigio. Ezio Mauro, per venti anni tondi direttore di Repubblica.

Una scelta legata al suo curriculum, ricco non solo di articoli ma anche di saggi storici, e pure al filo rosso che lo lega a Tutino: c’era anche lui tra i fondatori di Repubblica, nella squadra guidata da Eugenio Scalfari. E quindi anche la scelta del Premio Città del Diario sarà sulla linea di un’edizione straordinaria. Il premio è nello stile di Pieve: un quaderno bianco, da riempire secondo la creatività e la fantasia del prescelto. Pagine bianche come era bianco il lenzuolo matrimoniale di Clelia Marchi, la cui testimonianza scritta sul tessuto più intimo è in bella mostra nel museo frequentatissimo di Pieve. Una giornata di forti emozioni. Già dalle 9.30 il filo della memoria comincerà ad essere dipanato. Non ancora con gli otto finalisti ma con i diaristi della lista d’onore. Sette autori, ai margini della finale e di forte impatto: come gli altri nel pomeriggio porteranno a galla la loro fetta di vita, in questo caso stimolati da Natalia Cangi, che guida la commissione di lettura.

Poi altri premi dal profumo particolare. Come quello per il miglior manoscritto originale: andrà a Luigi Sandulli e Antonietta Tranfaglia, per un epistolario di amore: è di fine ‘800 ma i sentimenti restano quelli ed espressi sul filo della penna. Il premio Giuseppe Bartolomei andrà a Piero Modigliani per la memoria quarantennale "Papà, la bandiera".

Un viaggio, nella vita e nella memoria: lo specchio autentico dell’idea di Tutino e della passione che quell’idea ha trasmesso a tanti personaggi della cultura, del cinema, del giornalismo. Dal Minà che conduceva inizialmente le prime edizioni fino ad Ettore Scola o a Nanni Moretti o a Pupi Avati.

Tra i diari finalisti non c’è solo storia, non c’è solo guerra. Ci sono le battaglie della vita, dalla malattia alle dipendenze, e ci sono gli epistolari dei sentimenti perduti. Non solo raccontati dai diaristi ma anche interpretati d Mario Perrotta e Paola Roscioli o letti da Andrea Biagiotti.

"Numeri lo siamo ancora. Ma quando saremo di nuovo uomini, quale idea ci condurrà? Perché un ideale dovremo averlo, sotto pena di essere di nuovo dei bruti". Piccinini se lo chiede in quel diario che galleggia nei mesi dei campi di concentramento. Forse non avvertendo che il ritorno all’umanità passava e passa anche dal suo racconto. Tra le parole che liberano di un premio unico a livello nazionale.

Gloria Peruzzi