Scuola, la festa dopo la pandemia Classi in ritardo per disguidi sui bus

Cercano le linee ormai soppresse e si presentano poco prima delle 9: ma Autolinee corre ai ripari. Le aule ridipinte da genitori ed ex studenti, l’invasione dei tutor, il centro strozzato dalle macchine

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di Alberto Pierini

La prima campanella non si scorda mai. Ma loro non l’hanno neanche sentita. Si sono presentati in classe troppo tardi. E’ l’amarezza di un gruppo di studenti del Professionale ma nel ramo della ex Vasari. Sono sbucati dalla stazione, forse non avendo seguito le vicissitudini del trasporto pubblico aretino e il progetto delle nuove linee. E si sono fiondati lì dove un tempo prendevano l’autobus per completare il viaggio: a memoria la 8 ma potremmo sbagliare. Ma quella corsa non c’è più: così sono saliti sulla M, la linea che viaggia verso Indicatore ma anche verso via Calamandrei e via Masaccio. A destinazione sono arrivati ma quasi alle 9: e ormai la campanella aveva completato il suo concerto.

Intorno la caccia ai mezzi: perché ieri era il giorno di fuoco per le linee, a cavallo dell’inizio della scuola. E i dubbi degli anziani, che da giorni tempestano le domande gli autisti, è diventato quello dei ragazzi. Con un’eccezione: chi arriva e va a piedi. Ad esempio è un classico per i tanti studenti che dalla Stazione puntano il polo di via Mecenate, il Fossombroni e il Pier della Francesca. Il grosso delle linee ha retto. Ma con due aiutini. Uno che il primo giorno di scuola gli ingressi sono diluiti, con le prime ad un’ora e dalle seconde in su ad un’altra. Il secondo è che molti almeno all’inizio viaggiano con i genitori. E l’allerta meteo di ieri ha spinto tante famiglie a ingranare la prima.

Gli effetti si sono visti. Il centro a tratti è andato in ginocchio. I punti critici sono gli stessi: in testa Porta Buia, che raccoglie sia il traffico di ingresso alle scuole che quello proiettato verso la Cadorna. Ma Autolinee sta aggiustando il tiro. A quanto ci risulta avrebbe fatto tesoro dei disagi di ieri per rimettere mano almeno in parte alle difficoltà che sono emerse. E chissà che stamani i ragazzi non ritrovino qualche corsa ad hoc fuori della Stazione.

Il resto ha il sapore della festa. Dopo tre anni la scuola si riaffaccia sulla breccia senza mascherine e con le distanze ravvicinate. Il colpo d’occhio negli istituti è di massa: un muro di ragazzi alla porta, qui dell’Itis, là dello Scientifico e delle altre sedi.

In un tripudio di cartelli. La macchina dei tutor ogni anno diventa più raffinata. Al Redi per esempio la scuola inizia due volte e in piazza. Da una parte in via Leoni, la gloriosa sede centrale. Dall’altra in piazza della Badia, lì dove c’è la succursale ormai più importante. I tutor si armano di cartelli e come gli alberghi o i facchini alle stazioni richiamano l’attenzione dei ragazzi.

Prima S, prima C, prima D: arrivi, avvisti la classe che ti hanno assegnato e segui le tue guide. Un percorso interno alla scoperta di aule e laboratori e qualche sapiente consiglio per stare meglio magari non al mondo ma in classe sì. Il Colonna per l’ennesima volta ha schierato i suoi "cavalieri": tra i nemici il bullismo, uno di quegli avversari che fa male e parecchio. L’unica cosa dalla quale non possono difenderli è dalla calca: perché dei marciapiedi non vedi il colore e la strada è un lento pellegrinaggio nel traffico.

La festa però per un giorno batte i problemi. Un esempio? La IV Novembre, il cuore di Saione e spesso una scuola che esce dal gruppo. Durante l’estate le sue pareti non sono state ridipinte: sono diventate un piccolo capolavoro. Con disegni, incroci di colori, perfino frasi che richiamano i grandi della storia. E a farlo sono stati anche tanti genitori e perfino degli ex alunni, rimasti fedeli al richiamo delle loro classi.

Classi in città dove non tutti sono presenti. I vuoti in cattedra non sono devastanti ma ci sono: e si concentrano in particolare sul sostegno, uno dei posti che viene riempito solo all’ultimo. Per qualche giorno andrà così, poi i supplenti saneranno la didattica. E l’anno comincerà davvero.