
Schiaffo agli eroi del ’44. Indagini sulla destra estrema
Un’offesa sopra i volti di Gianni Mineo e Giuseppe Rosadi, due partigiani che salvarono 209 ostaggi dei nazisti. Li salvarono un attimo prima che i mitra consumassero l’ennesima strage. Chiassa Superiore, alle porte di Arezzo: 29 giugno 1944, lo stesso giorno dell’eccidio di Civitella. L’insulto è stato impresso nel murales che ricorda Mineo e Rosadi proprio nella ricorrenza dell’ottantesimo anniversario. Gli uomini della Digos indagano sull’episodio, il secondo nell’arco di pochi mesi, sempre contro quel monumento alla memoria: era il 25 aprile e il raid non è casuale. Dalla questura di Arezzo è partita la segnalazione al Viminale come prevede la procedura in questi casi. Atti vandalici tenuti sempre sotto la lente degli investigatori, ma sui quali in questo momento si stringono le maglie dei controlli.
Bocche cucite negli uffici della Digos anche se in questa fase si battono tutte le piste, compresa l’ipotesi di una correlazione con ambienti legati all’estremismo nero. Il precedente del 25 aprile è un elemento significativo che forse, fa pensare a uno stesso autore. Quel 29 giugno di 80 anni fa, Rosadi e Mineo, gli "eroi della Chiassa", riuscirono a convincere un gruppo di partigiani slavi che non dipendevano dal comando provinciale della Resistenza, a liberale un ufficiale tedesco che avevano sequestrato sulla strada che porta alla Chiassa Superiore. La reazione dei nazisti fu drammatica: rastrellarono 209 civili e li rinchiusero nella chiesa del paese e lanciarono l’ultimatum ai sequestratori: se non avessero rilasciato l’ufficiale tedesco, avrebbero fucilato tutti.
Mineo e Rosadi furono incaricati della missione dai vertici del comando provinciale della Resistenza: raggiunsero il passo della Libbia e dopo una trattativa riuscirono a ottenere la liberazione dell’ostaggio, proprio pochi istanti prima che i nazisti trucidassero, uno a uno, i 209 civili rinchiusi in chiesa. La scritta offensiva è stata subito rimossa ma l’episodio ha suscitato l’indignazione dell’intera comunità. Sul caso intervengono gli esponenti del gruppi consiliari di Pd e Arezzo 2020 che in una nota stigmatizzano il gesto di "questi ignoranti, peraltro di carattere confuso e infantile. Tuttavia riteniamo siano frutto di un’ispirazione ideologica riconducibile alla destra estrema e neo-fascista. Alla Chiassa si è registrato un altro sfregio".