FRANCESCO TOZZI
Cronaca

Scandalo keu, il processo si allunga. Quaranta richieste dalle parti civili

Comuni, enti e proprietari in tribunale per essere ammessi nel giudizio: tutto slitta al prossimo 7 giugno

Scandalo keu, il processo si allunga. Quaranta richieste dalle parti civili

Scandalo keu, il processo si allunga. Quaranta richieste dalle parti civili

Tutto rinviato al 7 giugno. Lo ha stabilito il gup del tribunale di Firenze nella seconda udienza preliminare dell’inchiesta keu, che si è tenuta ieri mattina nel capoluogo fiorentino. In aula si sono presentati in 40 tra Comuni, sindacati, proprietari, associazioni e comitati per chiedere di essere ammessi al processo come parti lese. Adesso il giudice si riserverà altro tempo per stabilire quali saranno le parti civili che entreranno a far parte del procedimento. Allo stesso tempo i legali dei 24 accusati avranno modo di verificare le carte e contestare eventualmente la presenza di alcuni soggetti. "Vogliamo ottenere giustizia e attenzione massima per questo gravissimo problema di inquinamento del nostro territorio, che presentava già problemi per le attività lecite, per quelle illecite non osiamo pensare cosa potrà comportare - ha dichiarato fuori dall’aula Catia Naldini, presidente del comitato Vittime di Podere Rota, accompagnata da Andrea Battinelli e rappresentata dall’avvocato Scarselli - Vogliamo anche la bonifica del nostro territorio, che è stato violentato da queste attività e dalle loro conseguenze. Ci sono tutti i requisiti per entrare a far parte del processo perché proprio noi del comitato abbiamo fatto in modo di tutelare i cittadini e l’ambiente per tutte le criticità che in questi anni sono emerse". Insieme al comitato valdarnese ci sono Legambiente, Libera, Enpa, il Movimento Consumatori e tante amministrazioni comunali tra cui quelle di Bucine e Terranuova. "Ci siamo sempre occupati di criminalità ambientale ed è un dovere per noi essere qua – ha spiegato il presidente di Legambiente Fausto Ferruzza – ci dobbiamo essere e ci vogliamo essere. È importante cercare verità e giustizia per quello che si prospetta come uno dei casi maggiori di inquinamento ambientale nella storia della nostra Regione". Presente anche don Andrea Bigalli in rappresentanza di Libera, che ha chiesto a Confindustria di prendere posizione sull’inchiesta. "Deve pronunciarsi con maggiore chiarezza e prendere provvedimenti. Se il castello accusatorio resta in piedi è un elemento su cui destrutturare il pericolo di una realtà del genere perché la triangolazione tra imprenditoria, malavita organizzata di stampo mafioso e mondo politico è uno dei pericoli più grossi che stiamo correndo in questa regione". Tra i reati contestati, a vario titolo, quelli di associazione per delinquere, gestione abusiva di rifiuti, abuso d’ufficio, corruzione elettorale, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falso. Nel frattempo sono stati scoperti altri siti inquinati oltre i 13 già individuati nel 2021. Secondo un’attività ricognitiva di Arpat in collaborazione con la Procura di Firenze sarebbero una sessantina i siti sotto esame da parte degli inquirenti. La prima udienza del 12 aprile venne rinviata per difetti di notifica, visto che il ministero dell’Ambiente ha deciso di non costituirsi parte civile. Il gup Gianluca Mancuso deciderà quindi nell’udienza del 7 giugno se ammettere al processo le presunte parti danneggiate.