REDAZIONE AREZZO

Scandalo all'Estar, un ingegnere ai domiciliari per corruzione

Indagato anche un altro aretino. In base all'inchiesta nella sua doppia veste di imprenditore e funzionario pubblico poteva condizionare le imprese

Roberto Borchi

Arezzo, 16 maggio 2017 - Lo chiamavano il «pacco»: un capannone da quasi 20 milioni che l’allora Estav, oggi Estar, aveva acquistato a Calenzano per adibirlo a magazzino area vasta per i farmaci, ma che necessitava di grossi lavori. Oggi un’indagine della procura di Firenze consolida i dubbi sull’operazione e pure sull’assegnazione di lavori ad “amici” e parenti, per quello e altri immobili nelle mani della centrale degli acquisti di farmaci delle nostre Asl.

Tre le persone finite ai domiciliari per corruzione spicca Roberto Borchi, un ingegnere di San Giovanni, dipendente Estav, designato responsabile unico del procedimento per l’acquisto del magazzino. Oltre a lui, il giudice  ha messo ai domiciliari anche due imprenditori: Fabio Cenni, 57 anni, e Ranieri Nidi, 49, di Figline e Incisa, che risultano, dalle indagini della finanza, soci occulti del funzionario pubblico.

Indagato un altro tecnico, Sandro Vasarri, aretino: sarebbe stato indicato quale professionista “gradito” da Borchi alla società che nel 2012 vendette il capannone, la Difin. Borchi aveva «suggerito» anche la ditta in grado di adeguare il capannone agli standard richiesti: la Gruppo Sei, nella cui compagine figurava sua moglie, Giuliana Forni. L’affare non andò in porto perché la ditta non ricevette il sostegno della banca per il finanziamento richiesto.

Dalle intercettazioni, emerge come Borchi, nella sua doppia veste di imprenditore e funzionario pubblico, potesse anche condizionare le imprese. Parlando di una ditta elettrica dice: «Questi sono super bravi, costano il giusto.. e li tengo per le palle perché c’hanno un contratto con l’ente mio».