
Sanità, la nuova rete della cura. Trenta medici di famiglia in corsia . Parte il progetto-pilota al San Donato
Un piano d’azione dentro e fuori l’ospedale. In campo ci sono specialisti e medici di famiglia: progetto sperimentale ma destinato a strutturarsi nel percorso che si apre oggi al San Donato. Porta la porta la firma di Raffaele Scala, primario di Pneumologia e Unità di terapia intensiva pneumologica che ha coinvolto medici e infermieri dell’equipe del reparto che guarda alle frontiere della medicina moderna. Perchè al San Donato, si sperimenta un nuova metodologia di lavoro in un rapporto di integrazione tra specialista e medico di famiglia con un doppio target, su camici bianchi e pazienti.
Dottor Scala, in cosa si traduce il progetto?
"Il cardine è lo scambio di informazioni e un nuovo modo di interagire tra specialista e medico di base nel percorso di cura sul paziente".
Con quale obiettivo?
"Acquisire una maggiore completezza di intervento rispetto alle azioni dello specialista in ospedale su un paziente che rientrando a casa dopo il ricovero è sottoposto a un percorso dinamico dove il ruolo del medico di base è importante. Al tempo stesso, l’interazione con il medico che segue quel paziente attraverso breafing e contatti costanti diventa importante per lo specialista perchè acquisisce una visione più completa della patologia e della storia pregressa di un paziente. É un’interazione fisica tra medici, non solo telefonica".
Come ci arriva?
"Anzitutto con l’iniziativa di oggi e della prossima settima. Al progetto hanno aderito trenta medici di base e l’idea di fondo è formare piccoli gruppi di lavoro che scambieranno con gli specialisti informazioni scientifiche e saranno in reparto per lavorare a stretto contatto con la nostra equipe. I medici di base vivranno un momento della nostra vita quotidiana in ospedale".
Come sarà strutturato il progetto?
"L’idea è renderlo un appuntamento annuale di analisi e confronto, al tempo stesso si consoliderà nella pratica quotidiana attraverso lo strumento del telepneumoconsulto".
Si spieghi meglio.
"È una parte della telemedicina applicata alla comunicazione diretta tra due medici che parlano dello stesso caso instaurando una comunicazione diretta e costante. In reparto è già operativa una linea telefonica dedicata, cinque giorni a settimana dalle 8.30 alle 13.30. Anche oggi (ieri, ndr) abbiamo ricevuto decine di telefonate dai medici di base".
Qual è il vantaggio per il paziente?
"Si sente preso in carico a 360 gradi dal medico di base e dallo specialista che lavorano in maniera sinergica. Ad oggi, le informazioni non sono ben condivise dai protagonisti del percorso. Puntiamo a introdurre una metodologia innovativa e lo slogan è: l’unione fa la forza".
Covid: qual è il quadro? Ci sono nuovi ricoveri?
"I numeri sono molto contenuti e non superano le dieci unità nei vari reparti dove ci possono essere pazienti positivi. Fortunatamente, l’incidenza e la potenza del virus sono minori rispetto all’emergenza di due anni fa. Ciò non vuol dire abbassare la guardia, anzi: dobbiamo imparare proprio dal Covid ad avere maggiori precauzioni, a cominciare dall’uso della mascherina in ambienti affollati. Non è obbligatoria, ma io la consiglio".