Sergio Rossi
Cronaca

"Rivolta" & stangata: protesta dei ristoratori, multati alcuni locali a S.Agostino

Municipale contro gli assembramenti nell’ultimo giorno di asporto ai bar dopo le 18. Flashmob, aderiscono in una quindicina. Fioccano le prenotazioni nel primo weekend libero

La protesta dei ristoratori

Arezzo, 16 gennaio 2021 - Il più originale Maurizio del Covo dei Briganti, via Guido Monaco davanti al teatro: un sacchetto con stuzzichini fritti e salsa unito a un bicchiere di vino per chi passa, il modo per caratterizzare la protesta del venerdì dei ristoranti. Protesta contenuta: quasi tutti erano aperti per l’asporto, ad aggiungerci l’adesione alla «rivolta» sono stati una quindicina di ristoratori sparsi a macchia d’olio per la città.

Ma non soltanto questo è accaduto all’interno del mondo della somministrazione,in ebollizione per questa emergenza senza fine che ha divorato i fatturati e ha falcidiato l’occupazione. Era ieri l’ultimo giorno in cui era consentito l’asporto ai bar, però con prodotti da consumare non a ridosso del locale stesso. E invece in piazza Sant’Agostino è accaduto il patatrac: assembramenti di ragazzi a consumare e a bere in piedi o sedute sulla scalinata, comportamento che le attuali norme escludono senza possibilità di appello. Così in piazza si è precipitata una pattuglia della polizia municipale.

Risultato? Sanzioni appioppate ad alcuni giovani e successivo ingresso nei locali in questione, alcuni dei quali sono stati pesantemente multati a colpi di 400 euro a testa. Avrebbero dovuto accertarsi che lo spazio immediatamente adiacente fosse sgombro di persone. In giro per la città, altri affollamenti non si vedono. Un gruppo di ragazzi beve birra in via di Seteria ma si contano sulle dita di due mani.

Piazza Grande è vuota, i ristoranti fanno servizio di asporto come d’altronde capita in ogni serata della settimana. Deserta piazza San Francesco dove quasi tutti hanno abbassato le serrande. Tornando a Sant’Agostino c’è il ristorante Miva’ aperto, funziona per l’asporto ma i cartelli sulla vetrata indicano chiaramente l’adesione alla protesta: #Ioapro. Idem alla trattoria «dal Chiodo» mentre i cartelli campeggiano negli altri ristoranti del flashmob lanciato in tutta Italia.

Ovunque porte sbarrate ai clienti ma l’apertura per protesta è sottolineata a tutto cartello da «Mr Bloom» a San Giusto, da «Vineria al 10» sempre a San Giusto. In via de’ Redi le scritte tappezzano le vetrine dell’osteria «La Dm» mentre in Corso Italia c’è «Emilio in Vineria» che non si tira indietro, così come «Panini & Co» in via Pietro Aretino. Immancabile, e non poteva essere altrimenti l’adesione di Mariano Scognamiglio, l’oste del ristorante «di Mariano» in via Vittorio Veneto.

Seppure non oceanica, la manifestazione ha comunque lanciato un segnale e ha sottolineato una volta di più l’esasperazione di una categoria che si sente sotto tiro, che è stata penalizzata da ristori del tutto insufficienti e che soprattutto non vede all’orizzonte concrete prospettive di ripresa, almeno nel breve periodo per non dire del medio. Per la verità una piccola di ossigeno potrebbe arrivare oggi e domani, il primo week end in cui i ristoranti sono aperti a pranzo grazie alla resistenza della Toscana in zona gialla.

«Abbiamo già un discreto numero di prenotazioni» dice ad esempio Maurizio Fazzuoli, titolare della «Lancia d’Oro», prestigioso ristorante in Piazza Grande. Specie domani, domenica, non saranno pochi gli aretini ad accomodarsi ai tavoli dei locali, regalandosi una piccola parentesi di normalità dopo il blocco dei festivi e prefestivi che si è protratto per diverse settimane, dall’ingresso in zona arancione fino al 10 gennaio scorso. Sperando che il benedetto indice Rt continui a mantenersi sotto l’1 e che alla fine finisca la nottata.

Ne va della sopravvivenza di un’intera categoria: «Così non ce la facciamo più - scrive in un volantino Maurizio del Covo dei Briganti - gridiamo la nostra disperazione per l’impossibilità di mantenere i nostri figli, siamo uomini e donne che chiedono la possibilità di continuare a fare il proprio lavoro».