Salvatore Mannino
Cronaca

Ripartenza a due velocità: la moda ha fretta, l'oro meno

La data del 27 sempre più ardua. I mercati dei gioielli ancora in gran parte chiusi. Anche UnoAerre programma la ripartenza per il 4 maggio. Prezzo del metallo quasi a 51 euro

Un'azienda orafa

Arezzo, 25 aprile 2020 - Il governatore Rossi si infuria, la moda ha fretta, l’oro molto meno. Eccola la fotografia di questa giornata che precede il lungo ponte del 25 aprile e al termine del quale ben difficilmente assisteremo a una ripartenza, sia pure graduale, del sistema produttivo aretino.

L’intemerata che il presidente della Regione ha fatto contro il governo, reo di non aver seguito il consiglio di far riaprire lunedì 27 almeno i virtuosi dell’export, fra i quali appunto ci sono sia i gioielli che la moda, le due colonne portanti della manifatrtura locale, non sembra aver sortito effetti: la fine del ponte è dietro l’angolo, giorni feriali non ce ne sono più, ricominciare alla carlona, con un decreto di mezzanotte, come quello del lockdown produttivo, pare strada ardua. Inutile dire che le imprese dell’abbigliamento, delle calzature, della pelletteria di lusso scalpitano ogni ora di più.

Ma per adesso è tornata parzialmente in attività solo Prada, che ha riaperto i laboratori dei prototipi, 200 dipendenti sugli oltre 2200 (quasi una Lebole dei tempi d’oro) che il gruppo ha in Valdarno, fra Terranuova e Levane. Le altre 800 aziende del distretto moda guardano ma ancora non si muovono nonostante la fretta.

Quella di riaprire in maniera tale da rimettere in moto il meccanismo della collezione autunno-inverno, dopo che la stagione primavera-estate è andata in gran parte perduta. L’esigenza è forte, anche perchè all’estero, sui mercati tradizionali del lusso made in Italy, il retail, cioè la vendita al dettaglio, sta ripartendo e ha bisogno di essere rifornito. Altre griffes straniere non chiederebbero di meglio che di subentrare ai grandi nomi nazionali.

E sarebbe un brutto colpo per la moda aretina, che rischierebbe un ridimensionamento in quelle che gli economisti chiamano le catene mondiali del valore. L’oro invece fa come le stelle di Cronin: per ora sta a guardare. Anche Luca Benvenuti, amministratore delegato di UnoAerre, la più grande azienda di gioielli d’Europa, spiega che ormai la ripartenza è calendarizzata per il 4 maggio.

«Qualche dipendente - dice - lo abbiamo richiamato per cominciare a pensare ai nuovi modelli, ma si contano sulle dita di una mano sola. I nostri mercati, al contrario di quelli della moda, sono ancora tutti chiusi. E’ ferma Dubai, è ferma Hong Kong, sono fermi anche gli Stati Uniti. Di produrre in queste condizioni non c’è fretta. Ecco perchè ci stiamo parametrando sull’inizio di maggio».

E’ più o meno la stessa scelta che nei giorni scorsi avevano annunciato a La Nazione Giordana Giordini, presidente aretina di Federorafi, Luca Parrini e Gabriele Veneri, portavoce degli orafi di Confartigianato e Cna. Un po’ più impaziente, ma anche lei ormai posizionata sulla data del 4 maggio, Ivana Ciabatti, presidente nazionale di Federorafi di Confindustria e titolare della Italpreziosi, uno dei giganti della raffinazione dell’oro puro.

I lingotti, infatti, sono il primo dei mercati del metallo prezioso che potrebbe ripartire. La domanda sui mercati mondiali, in particolare dalle banche svizzere e da quelle centrali, resta fortissima, specie in un momento in cui l’oro resta quasi l’unico bene rifugio nella turbolenza della finanza internazionale. Non a caso il prezzo della materia prima resta altissimo, 50,91 euro al grammo, oltre la soglia psicologica dei 50 e vicinissima a quella dei 51.

A pensare che il prezzo era di 42 euro al grammo a Natale, si capisce bene le difficoltà che il distretto più importante d’Europa dovrà affrontare al momento di riaprire le fabbriche. Ancor più del prezzo da record storico, preoccupano le oscillazioni, che rendono i buyers molto prudenti nelle strategie di acquisto. E’ un’altra delle incognite di questa ripartenza all’insegna dell’incertezza.