REDAZIONE AREZZO

Quelle lezioni dagli adulti che non convincono

Gli adulti ci danno tante regole. Troppe. Ma spesso sono i primi a non rispettarle. Ci dicono di non stare...

Gli adulti ci danno tante regole. Troppe. Ma spesso sono i primi a non rispettarle. Ci dicono di non stare sempre al telefono, e intanto passano ore sulle chat. Parlano di educazione, ma poi ruttano a tavola, fumano e con la sigaretta in bocca ti spiegano che "non si fa", dicendo che i tatuaggi sono una moda brutta… con il braccio pieno di inchiostro. Ci accusano di non leggere libri e di usare ChatGPT, ma se provi a spiegare che a volte un’app ti aiuta a capire meglio un argomento, ti guardano come se stessi imbrogliando la vita. "Non è leggere vero!", dicono. Ma nemmeno loro, spesso, leggono davvero. Ci ripetono che non si tradiscono i compagni, ma poi scopri che sono stati proprio loro a farlo. Dicono che bisogna uscire di casa, ma se lo fai troppo, diventa "esci sempre" e "non ci vuoi più bene". Se stai in casa, sei pigro. Se esci, sei menefreghista. Decidetevi. Al supermercato ci guardano male perché "i giovani non hanno rispetto" e intanto sono loro a saltare la fila. E se provi a farglielo notare? "Ai miei tempi c’era più educazione!" Eh già. Poi c’è la questione del cellulare a scuola. A noi lo fanno spegnere per sei lunghissime ore. E lo facciamo davvero. Loro, invece, squillano con volumi da discoteca durante le lezioni, al cinema, ovunque. Non vogliamo criticare, ma dire le cose come stanno. Gli adulti sono contraddittori. E allora, forse, invece di giudicare sempre i ragazzi, potrebbero cominciare con una cosa semplice: dare l’esempio.