GLORIA PERUZZI
Cronaca

Quella musica che si alza dal buio. Tradito da una malattia alle mani compone ancora per un laboratorio

In difficoltà a suonare la sua chitarra Fantoni guida un pulmino e dei corsi di sette note per disabili. Dalla ribalta con Lindo Ferretti e De Sio ai centri diurni. Un lavoro con i suoni e con le voci, tornerà in scena. .

In difficoltà a suonare la sua chitarra Fantoni guida un pulmino e dei corsi di sette note per disabili. Dalla ribalta con Lindo Ferretti e De Sio ai centri diurni. Un lavoro con i suoni e con le voci, tornerà in scena. .

In difficoltà a suonare la sua chitarra Fantoni guida un pulmino e dei corsi di sette note per disabili. Dalla ribalta con Lindo Ferretti e De Sio ai centri diurni. Un lavoro con i suoni e con le voci, tornerà in scena. .

La musica che trasforma il dolore in canto collettivo. C’è un momento in cui il suono si spezza, le dita non rispondono più. E, se sei un chitarrista, quello è probabilmente l’istante più brutto della tua vita. Da lì riparte Massimo Fantoni, produttore e autore aretino, fondatore degli Otto’p’notri nel 1991 e collaboratore di artisti come Chimenti, Benvegnù, Almamegretta, Lindo Ferretti, De sio. Oggi guida un pulmino e un laboratorio musicale per persone con disabilità. Dal momento più buio è nata un’armonia nuova, più forte di qualsiasi assolo.

"L’Albero e la Rua", non è il titolo di un concept album, ma una cooperativa sociale di Rassina, che gestisce i centri diurni di socializzazione Tangram e Pesciolino Rosso dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino: "Ci sono arrivato per caso, o forse per necessità. Tramite un amico, Francesco Tinti, che organizzava concerti - racconta Fantoni - Era il tempo del Covid, i concerti sospesi, le mani peggiorate. Avevo bisogno di un’altra dimensione. Mi hanno assunto per guidare il pulmino dei centri diurni".

E il chitarrista diventa autista? "Sì, lo faccio tutt’oggi. E lo dico con orgoglio. In quel pulmino, nel silenzio e nelle chiacchiere, sono nate le relazioni. Sono nate le idee. È lì che ha preso forma il laboratorio musicale".

Musicoterapia? "No, non è musicoterapia. Nessuna formula preconfezionata. È un esperimento umano e sonoro, un incontro tra la musica e l’imprevedibile".

Da dove ha cominciato? "Dai suoni primordiali: il battito delle mani, il cuore, gli oggetti che fanno rumore. La consapevolezza che tutto produce suono. Poi il ritmo. Poi la voce. Fino ad arrivare alle parole".

Tutto nasce con loro? "Mi indicano la strada. Io cammino, ma il faro sono coloro che partecipano al laboratorio. I testi sono scritti dai ragazzi, le melodie, a volte possono nascere persino dai loro vocalizzi non intenzionali".

E, come lavora a questo materiale? "Si ribalta ogni logica del talento, ogni stereotipo. Faccio fatica a chiamare ‘disabilità’, certe cose che vedo o sento. Sono abilità diverse. Qualcuno non riesce a ricordare un testo, ma ha una capacità di pescare parole e immagini di una profondità straordinaria. È come se dentro di loro convivessero l’adulto e il bambino, in una forma pura che noi abbiamo dimenticato".

Non fingono. "Esatto! Se qualcosa non gli piace, non la fanno. Se una canzone li emoziona, lo capisci al primo sguardo. Sono liberi, liberi davvero".

Cosa prova quando lavora con queste voci? "Ogni volta che metto insieme parole e suoni, qualcosa dentro si muove. Mi commuovo, sul serio. Non mi era mai capitato".

È l’impatto emotivo della musica? "È difficile spiegare la potenza di questa musica, se non la si ascolta. È qualcosa che ti tocca le viscere. È una magia, non ho altra parola per descriverla".

Quanti sono i partecipanti? "Una ventina, dai 15 ai 60 anni con varie di disabilità".

Come ha conciliato i loro gusti musicali? "È stato come viaggiare su una giostra che passa per cinquant’anni di musica. C’è dentro di tutto. Ognuno ha i propri gusti. E io ho cucito addosso a ciascuno la musica che li rispecchia".

L’appuntamento è a Stia il 30 maggio? "Sì, sarà un debutto assoluto. La prima uscita pubblica di questo progetto. ‘Di parole in-canto’ è il titolo dello spettacolo che andrà in scena al teatro comunale di Stia, alle 21. Ascolteremo le loro canzoni, i loro testi, le loro voci. Alcuni brani saranno live, altri registrati".

Le sue mani come stanno? "Non bene. Ho provato la tossina botulinica, l’unico trattamento farmacologico possibile per la distonia focale di cui soffro, da anni, a entrambe le mani. Però mi ha dato tutti gli effetti collaterali possibili. Quindi adesso non riesco a suonare. Ho dovuto annullare una collaborazione...".

Le manca il palco? "Sì, suonare live mi manca, e tanto. Avevo appena ritrovato quella dimensione, dopo tanti anni di buio. Ma sono comunque grato di aver trovato un modo nuovo di fare musica, più profondo, più umano".