Quando Fanfani prendeva 6 a matematica Da primo studente del liceo Redi alla maturità

Un secolo fa nasceva lo Scientifico. Tra gli allievi al debutto il futuro statista che arrivava dal Tecnico: in poche settimane recuperò un anno di latino

Migration

Claudio Santori

Cento anni fa, il Liceo Scientifico imboccava l’inizio della sua lunga storia. Cento anni dopo, è la cronaca di questi giorni, il Liceo Scientifico taglia da prima il traguardo delle iscrizioni in città. Un fiume di studenti. Tra cui alcuni che sarebbero diventati celebri.

Durante il primo anno scolastico del Redi funzionarono due classi: una prima con 7 alunni e una seconda con 25. Per iscriversi alla prima classe il candidato doveva superare un esame di ammissione sul programma stabilito dal Regio Decreto 4 ottobre 1923, tuttavia c’erano altre vie normali di accesso, ossia il corso inferiore dell’Istituto Tecnico e il Ginnasio Superiore. Il titolo di ammissione al Liceo Scientifico era valido per l’iscrizione alla prima classe del corso superiore dell’Istituto Tecnico, ma non viceversa: ulteriore prova della condizione privilegiata dell’insegnamento su base umanistica nel pensiero gentiliano!

Fra gli studenti che chiesero l’iscrizione alla classe seconda del Liceo Scientifico fu Amintore Fanfani, figlio di Giuseppe, avvocato, nato a Pieve Santo Stefano il 6 febbraio 1908. II giovane aveva iniziato gli studi nell’Istituto Tecnico di Treviso, città dove era stato collocato “a dozzina”, come allora si diceva, presso una famiglia amica: promosso a giugno era stato riavvicinato mediante la richiesta di iscrizione alla classe seconda del Liceo Scientifico, cosa appunto consentita per quell’anno dalla normativa.

Sicuramente ben guidato dai professori, il futuro statista si rivelò uno studente modello pur non raggiungendo risultati di eccellenza, cosa che si verificò, come vedremo più avanti, alla maturità. Bisogna tenere presente, che dovette recuperare in poche settimane un anno di latino: e allora non si facevano sconti! Ebbe in seconda un professore di lettere allora famoso latinista: Giuseppe De Iorio, succeduto al professor Giovanni Bucci.

Non riportò mai un’insufficienza nel corso dell’intero anno scolastico, guadagnandosi la promozione a giugno, fra i primi della classe, con cinque sette e due sei. Vale la pena di sottolineare la relativa stranezza di questi due ultimi risultati più modesti: le discipline in questione sono infatti tedesco e matematica, due futuri punti di forza dello statista di levatura europea, che è stato anche un rinomato studioso di economia politica. E vale la pena sottolineare anche l’impegno che doveva richiedere un corso di studi a carattere nettamente umanistico, in una classe per giunta composta di soli 25 alunni, un numero decisamente inferiore agli standard dell’epoca, cosa che comportava, come si può ben capire, considerando anche la scansione dell’anno scolastico in bimestri, verifiche continue di settimana in settimana, praticamente in tutte le discipline! Un impegno che nessuno studente odierno di liceo potrebbe reggere! E dire che oggi nella scuola italiana, fatte salve poche eccezioni, imperversa da decenni il quadrimestre, e non si riesce a restaurare il trimestre che comporterebbe, è vero, un po’ di lavoro in più per i professori, ma arrecherebbe sicuro giovamento alla preparazione degli studenti!

La selezione nel prosieguo del corso fu enorme: soltanto quattordici candidati –undici maschi e tre femmine – si presentarono, nel luglio del 1926, al termine del quadriennio, all’esame di maturità.

Come si apprende dal “quadro” che si riproduce dall’originale conservato nell’ archivio storico del Redi (dopo tre quarti di secolo non riteniamo di violare la privacy di alcuno!) soltanto cinque di loro ottennero i1 sospirato diploma e risultarono, come allora si diceva, “approvati”! Quattro furono “respinti” (così si diceva allora e così si è continuato a dire fino alla nuova, recentissima normativa: anche se si sottolineavano spietatamente in rosso le insufficienze!) e cinque furono rimandati “a ottobre”. Uno solo dei quali mancò definitivamente il bersaglio (una curiosità: un candidato ebbe temporaneamente sospesa la maturità essendo necessari chiarimenti circa l’esame di educazione fisica!).

Il candidato Fanfani consegui la maturità scientifica non proprio a pieni voti (7,37 di media, con tre otto in italiano, storia e disegno, e cinque sette in latino, tedesco, filosofia, matematica e scienze. Non faceva media allora l’educazione fisica dove, peraltro, è da considerare una votazione di eccellenza ii “lodevole” conseguito dal giovane che risultò comunque il primo assoluto della classe.

Dato l’esiguo numero dei candidati, gli esami di maturità ebbero luogo in quell’anno presso l’Istituto Leonardo da Vinci di Firenze, donde l’erronea convinzione di qualcuno che il giovane abbia colà condotto i suoi studi liceali: egli fu in realtà tra i “maturi” della prima ora del Redi di Arezzo.

In tempi di par condicio noteremo che delle compagne di classe di Amintore (ragazze certamente non prive di fegato per aver affrontato in quei tempi studi qualificati come “scientifici”) due furono “approvate”, una a giugno e una nella sessione di riparazione, mentre la terza fu inesorabilmente respinta con tutte insufficienze e un incredibile, striminzito sei a latino (forse aveva sbagliato scuola...).

La leggenda della maturità, quale temibile atto finale dei nuovi corsi di studio gentiliani, incubo dichiarato per fior di professionisti, era incominciata.