
Maurizio Zanobetti guida l’Hub dell’emergenza all’ospedale San Donato
Natale in ospedale. Meno accessi al pronto soccorso ma più ricoveri nel giorno della festa e ieri il trend di chi bussa alla porta dell’hub è già risalito. Santo Stefano, quasi come un giorno ordinario, quando l’asticella degli ingressi oscilla tra quota 190 e 200 e medici e infermieri stanno in trincea coi pazienti da seguire, refertare e se ce n’è bisogno, destinare ai ricovero nei vari reparti. Sia chiaro, meno accessi non significa che il giorno di Natale al pronto soccorso si è giocato a tombola, tutt’altro. Anche perchè come spiega il direttore Maurizio Zanobetti "abbiamo avuto un aumento di persone per le quali è stato necessario il ricovero".
I numeri sono significativi: su 140 ingressi al pronto soccorso 22 sono stati i ricoveri, concentrati nell’arco di poche ore. Sul totale dei pazienti presi in carico e sottoposti agli esami diagnostici, la media dei ricoveri si è attestata al 15 per cento superando quella delle giornate "ordinarie" che in molti casi si ferma sotto la soglia del 10 per cento. Il motivo? "Una serie di pluripatologie in pazienti anziani, ultrasettantenni. Sono arrivati da noi con crisi respiratorie o polmoniti e dopo aver completato il triage è stato necessario destinarli ai reparti dell’ospedale", spiega Zanobetti. Che non si stupisce del fatto che nel giorno di Natale gli accessi al pronto soccorso siano stati inferiori al numero di sempre perchè è un fenomeno che si ripete proprio in occasione delle feste comandate. Della serie: se non c’è un’urgenza conclamata, si preferisce non perdere il pranzo della festa, anche se magari quel fastidio o quel malessere persiste da qualche giorno. Tant’è.
Nel frattempo i turni tra il nuovissimo open space e le altre aree del pronto soccorso, si dilatano: ieri Zanobetti ha retto il timone della task force dell’emergenza per dodici ore, come pure i medici e gli infermieri della task force dell’emergenza. Il punto è sempre lo stesso: la carenza di professionisti che scelgono di lavorare al pronto soccorso e su questo incardinano la specializzazione. E il problema sta a monte, cioè nelle scuole di specializzazione dove i giovani laureati sono sempre meno o, in molti casi, non ci sono affatto perchè preferiscono formarsi su altri settori: "gettonatissimi" oculistica, dermatologia e chirurgia plastica.
E il pronto soccorso (il problema è nazionale) resta una trincea con pochi soldati. Il piano per potenziare l’hub del San Donato prevede il coinvolgimento dei medici dei pronto soccorso degli ospedali delle vallate e dei professionisti che da altri reparti si rendono disponibili. Una rete che prova a stringere le maglie e presidia le corsie dell’emergenza. Dove ieri alle 14 erano già stati seguiti 104 persone, numero che a sera ha sfiorato quota duecento. Il 50 per cento dei pazienti che varcano la soglia della struttura non hanno bisogno del pronto soccorso ma ormai, la tendenza conferma il fenomeno: si preferisce bypassare il medico di famiglia e correre al San Donato dove sono "a portata di mano" nello stesso tempo un medico, un infermiere, gli esami e la diagnosi. Per ora il picco dell’influenza o la circolazione "lenta" del Covid non hanno causato ricoveri d’urgenza ma a soffrire di più in questi giorni di freddo intenso sono le persone fragili, con in testa gli anziani. Gli acciacchi dell’età e l’incidenza delle malattie croniche pregresse aumentano il rischio di finire prima al pronto soccorso, poi in un reparto dell’ospedale. Sperando di uscirne il prima possibile.