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Primi profughi negli alberghi: mamma e figlie ospiti al Minerva

Arrivi a quota 330, altri 150 non registrati. «Parlano solo ucraino ma ci hanno detto ’maccheroni’», L’appello del prefetto De Luca a registrarsi per ricevere assistenza

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Arezzo, 25 marzo 2022 - Le prime profughe ospitate in albergo ad Arezzo sono una mamma e le sue figlie di 5 e 18 anni: donne, come la maggior parte di loro, in fuga dallo strazio della guerra in Ucraina. E’ stato l’hotel Minerva, una delle tre strutture che in città ha risposto all’appello di Regione Toscana, ad accoglierle nel primo pomeriggio. Non parlano nè italiano, nè inglese e solo la presenza di una cameriera di origine ucraina ha permesso, inizialmente, di capire le loro necessità per i giorni in cui resteranno in albergo, in attesa di una sistemazione presso un Centro di accoglienza straordinaria, già allertato dalla prefettura di Arezzo.

Oltre al Minerva anche Etrusco e Continentale hanno dato la disponibilità per le stanze. Gianni Fabbrini è il titolare: «Mi hanno avvertito la mattina e sono arrivate subito dopo pranzo. Facendoci aiutare dalla nostra cameriera ucraina abbiamo spiegato alla signora che il nostro hotel è dotato anche di ristorante e che possono scendere tranquillamente per la cena. Gli abbiamo anche chiesto se hanno esigenze particolari in termini di cibo e, a sorpresa, ci hanno risposto ’maccheroni’, forse una delle poche parole italiane che supera ogni confine».

Mamma e figlie sono state sistemate in una camera matrimoniale con lettino aggiuntivo. «E’ previsto un rimborso spese per gli hotel in base alla categoria e ai servizi, ma non viene applicata la tassa di soggiorno», spiega ancora il titolare. La convenzione non prevede stanze ’dedicate’ ma l’offerta di disponibilità, in attesa che i Cas vengano via via messi a dispozione.

«Abbiamo 130 camere ma molte sono già prenotate nei prossimi mesi. Dal 31 marzo speriamo che il lavoro riparta con il turismo di Pasqua e della primavera, per maggio con la fiera dell’oro siamo già al completo. Resteremo disponibili all’accoglienza dettata da questa crisi umanitaria, nei limiti del possibile». Anche la solidarietà degli aretini si è fatta sentire di nuovo.

«Una volta uscita la notizia che avremmo avuto profughi in hotel abbiamo ricevuto telefonate di persone pronte a recapitarci giochi per bambini e aiuti, ma la verità è che non sapevamo età e numero delle persone in arrivo. Ci organizzeremo per rispondere al meglio ai bisogni delle prime ucraine arrivate». Con gli arrivi ufficiali di ieri il conto dei profughi sfonda il tetto dei 330 (89 nuclei familiari) di cui ben 154 sono minori ma, al momento, tutti accompagnati.

Appena il 10% è ospitato nei Cas, ovvero 36 persone di cui 15 bambini. Il resto è alloggiato da parenti o amici. Ma la stima delle istituzioni è che i numeri siano molto più ampi: prefettura e questura ritengono che ci siano in provincia almeno altri 150 profughi che non si sono registrati e quindi non possono usufruire dell’assistenza sanitaria (comprese le vaccinazioni anti Covid già in corso), scolastica e economica.

Proprio per ovviare alla parte di ’sommerso’ il comune di Arezzo aprirà nei prossimi giorno uno Sportello dedicato al quale rivolgersi. Dal prefetto Maddalena De Luca, che sta monitorando la situazione in contatto con Palazzo Cavallo e questura, arriva l’invito ai profughi e alle famiglie ospitanti a farsi avanti.