Il sorpasso è dietro l’angolo. I pensionati presto supereranno i lavoratori in Maremma. Al 2022 i dati certificavano ancora un “testa a testa“ tra coloro che a fine mese incassavano l’assegno Inps e coloro a cui spettava una busta paga. I primi erano 94mila in provincia mentre i secondi 98mila. Il saldo era in attivo, sì, ma soltanto per 4mila unità. Nel resto d’Italia, specie nel Mezzogiorno, ci sono alcune province che sono già con i conti in rosso. In Toscana una sola: Massa Carrara, ci sono 9mila pensionati in più rispetto ai lavoratori. Lo spiega la Cgia di Mestre nel suo ultimo report.
Grosseto tra le province toscane è quella che fa un po’ peggio insieme ad Arezzo, Siena e Livorno che rimangono a galla per qualche migliaia di lavoratori. Almeno per qualche anno: chissà che nel 2024 la situazione si sia già ribaltata. Nella nostra regione fanno bene, a dirne un paio, Firenze e Pisa, due poli universitari attrattivi ma anche capaci di offrire opportunità di lavoro ai giovani laureati che spesso dopo gli studi si stabiliscono in città.
Ma torniamo al “caso Grosseto“. Scendendo nel dettaglio, la popolazione dal 2011 ha smesso di crescere (seppur molto lentamente). Ed è così che dal 2012 ogni anno la Maremma ha perso qualche centinaia di residenti; dai - 376 del 2022 ai -1844 del 2019. A dirla tutta questi numeri hanno due facce. Da una parte ci sono meno nascite che morti e quindi la popolazione diminuisce. La situazione è ormai cronica in Italia e anche a Grosseto va avanti da, almeno, il 2002. In questi casi si dice che il saldo naturale è negativo. Il fatto è che a compensarlo, fino a 10 anni fa, ci pensavano i “nuovi grossetani“: coloro che arrivavano in provincia per lavoro o che comunque stabilivano qui la loro residenza. Il saldo migratorio - così si chiama - è in verde da 20 anni ma da una decina di anni, come dicevamo, ha smesso di compensare il calo della nascite. Ed è così che la provincia dal 2012 perde residenti e, come insegna la demografia, una popolazione che diminuisce invecchia anche. Detta in altre parole: sempre più pensioni, sempre meno lavoratori. Un problema per il territorio: da una parte le realtà produttive avranno sempre più difficoltà (e già le hanno) a reperire lavoratori; dall’altra gli enti locali dovranno farsi carico di maggiori spese sociali, sanitarie e assistenziali per i cittadini della terza età.