
Pecorelli arbitro e sotto al ritorno, a destra il procuratore
Arezzo, 19 settembre 2021 - Domenica sera, per la prima volta in otto mesi, la carta di credito di Davide Pecorelli ha ’parlato’. Qualcuno ha prelevato denaro contante in una banca di Roma. Per gli investigatori della squadra mobile di Perugia è stata la prova – dopo innumerevoli indizi raccolti nelle settimane precedenti – che l’imprenditore umbro-toscano poteva essere vivo e già rientrato in Italia.
E non morto ammazzato nell’auto bruciata nelle campagne albanesi di Puke in una ricostruzione tanto suggestiva quanto inverosimile: frammenti di ossa nella vettura presa a noleggio all’aeroporto di Tirana, ma mai identificati perché inutilizzabili dalla Scientifica, e un cellulare praticamente integro, nonostante le fiamme. Poi il ritrovamento al largo di Montecristo, anticipato da ’La Nazione’ ha segnato la svolta del mistero lungo 8 mesi.
E’ stata la compagna albanese (assistita dall’avvocato Giancarlo Viti), residente a Lama di San Giustino a riferire agli investigatori dell’alert della banca: lo monitorava costantemente a caccia di un indizio sull’esistenza in vita di Davide.
Poi di Pecorelli si sono perse nuovamente le sue tracce: nessun contatto con la famiglia, i cellulari staccati da quel misterioso 6 gennaio quando si trovava in Albania per lavoro. In questa storia da romanzo, a metà tra le avventure del Conte di Montecristo con tanto di ricerca di un tesoro narrato nella leggenda e l’Adriano Melis di pirandelliana memoria il ritrovamento di un uomo alla deriva è arrivato quasi per caso. Pecorelli aveva documenti falsi: li ha dati nell’albergo del Giglio mercoledì sera, li ha forniti per noleggiare il gommone e, su questo aspetto sono in corso le indagini del comando provinciale di Grosseto per sostituzione di persona.
Aveva però nascosta una patente, vera. Che l’ex arbitro della Sezione di Arezzo, imprenditore a Sansepolcro volesse sparire sembra ormai certo: il perché potrebbe doversi cercare nelle difficoltà economiche riscontrate anche dagli inquirenti nel corso delle indagini. Forse – è una delle ipotesi – non voleva essere trovato da qualcuno in particolare. Ma come e quando sia arrivato in Italia è ancora un mistero.
Quasi sicuramente domenica era Roma e, altrettanto sicuramente mercoledì al Giglio. I carabinieri forestali dell’Isola hanno svolto una perquisizione nella stanza d’albergo e sequestrato il documento contraffatto, e altri oggetti tra cui alcuni che lasciano ipotizzare una passione per la numistamatica. Al cronista de La Nazione è stato inviato un messaggio in cui un anonimo ipotizza il ritrovamento di monete d’oro.
Poi venerdì pomeriggio al largo del Giglio il gommone di Pecorelli si è trovato in difficoltà: il mare era grosso, il motore è andato in avaria. La motovedetta dell’Arma l’ha soccorso a ridosso della costa di Montecristo dove è severamente vietato anche solo avvicinarsi perché Parco protetto. L’imprenditore dato per ammazzato dalla mala albanese è stato soccorso dai militari di stanza sull’isola.
Sembrava un naufrago: magrissimo, trasandato, i capelli lunghi. E’ stato rifocillato e ospitato per la notte: ai militari ha detto di essere Davide Pecorelli e di voler parlare con la procura di Perugia che da gennaio indagava sulla scomparsa prima e sull’ipotetico omicidio (e traffico di droga) poi ma senza grandi convinzioni. Ieri mattina i militari l’hanno accompagnato a Piombino e identificato.
Davide è un uomo libero: accertamenti sono in corso sul possesso dei documenti ma, allo stato, non è stata ipotizzata alcuna accusa nè di procurato allarme, nè di simulazione di reato. Se fosse stato lui a dare fuoco all’auto per far perdere le proprie tracce si tratterebbe comunque di reato commesso in Albania.
Lunedì pomeriggio è in programma l’audizione davanti al procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini. Forse da lì si potrà capire quanto e come è rimasto in Albania e aiutato da chi, ma anche cosa ci facesse su quel gommone in mezzo al Tirreno. Solo come Adriano Melis