Compra la Porsche dei sogni: ma la macchina non arriva

In tribunale il caso di un automobilista che ha versato 15mila euro di caparra. La concessionaria accusa un venditore infedele. Il giudice civile: risarcitelo

Caso in tribunale (Foto di repertorio)

Caso in tribunale (Foto di repertorio)

Arezzo, 12 aprile 2023 – Lascia la caparra per comprarsi una Porsche usata, la macchina dei sogni, il desiderio a lungo inseguito e, ora, a portata di mano. Non immaginava, di certo, che ci sarebbe stata la sorpresa e che sarebbe stata una pessima sorpresa. Perché oltre a non ricevere in consegna la vettura scelta tra le varie tipologie proposte, ha scoperto che l’anticipo sull’acquisto, pari a quindicimila euro, è sparito nel nulla.

Protagonista della disavventura è un aretino che si è rivolto alla magistratura per denunciare il raggiro. L’uomo ha presentato querela per truffa alla sezione penale del tribunale, e il procedimento è ancora in corso. E’ di questi giorni, invece, la sentenza del giudice civile che ha riconosciuto come veritiera la querela mossa dall’uomo, obbligando la concessionaria a restituire l’intera somma versata, oltre alle spese.

I fatti risalgono al 2018 quando un aretino, assistito dall’avvocato David Faltoni, varca la soglia di una concessionaria Porsche per acquistare una vettura usata. Ha in mente proprio il top di gamma, seppure di seconda mano.

Con un venditore tratta l’acquisito di una Cayenne, per la quale gli viene chiesto il versamento in contanti, come caparra, di cinquemila euro. L’automobilista aretino assolve alla richiesta e stacca un assegno bancario lasciato in bianco, come da specifica richiesta del venditore. Pasano alcuni giorni e l’uomo torna in concessionaria e qui scopre la prima anomalia: il venditore con cui aveva trattato l’acquisto della lussuosa vettura non è più nel team. A questo punto, gli viene assegnato un secondo impiegato addetto alle vendite con il quale arriva all’accordo per l’acquisto di un’altra vettura. In questo caso, l’automobilista aretino versa una nuova caparra per un importo di diecimila euro. Parte della somma viene liquidata in contanti, il resto tramite un assegno bancario. Ma, arrivato il tanto atteso gio rno del ritiro della Prsche Cayenne, i conti non tornano. Alla concessionaria risulta il versamento solo di cinquemila euro, ovvero l’assegno della seconda contrattazione. Degli altri diecimila euro non c’è la minima traccia. L’uomo ritiene di essere vittima in una truffa e per questo decide di andare dai carabinieri a denunciare la vicenda. Poi, mette tutto nelle mani dell’avvocato Faltoni.

Dal canto suo , la concessionaria si difende addebitando la responsabilità a un collaboratore infedele, e portando come motivazione l’assenza di contratti che attesterebbero il versamento delle caparre da parte del cliente interessato alla Cayenne.

Ma il giudice riconosce che i contratti sono stat i conclusi, contrariamente a quanto asserito dalla concessionaria alla quale riconosce la responsabilità civile. Di conseguenza, il giudice stabilisce l’obbligo del pagamento dei quindicimila euro versati a titolo di caparra. In pratica, il risarcimento completo di quanto versato dall’automobilista aretino.