
di Salvatore Mannino
A guardare la rotonda di piazza Guido Monaco, a qualche verrebbe mai in mente che chi la pensò si ispirò a un modello tanto più grande e famoso come Place de l’Etoile (attuale place De Gaulle) a Parigi, sì proprio quella dell’Arco di Trionfo, in cima agli Champs Elyseès? Eppure questo è la storia della più moderna fra le piazze del centro storico, l’unica di matrice ottocentesca, un monumento essa stessa alla larghezza di vedute della classe dirigente aretina post-risorgimentale, unico boulevard di queste dimensioni esistente in una delle città di provincia della Toscana.
Tutto è collegato all’arrivo della ferrovia da Firenze a Roma, aperta nel 1865, ma progettata già in epoca granducale, quando oltre Terontola c’era ancora il confine con lo Stato Pontificio. Fu quella la prima vittoria della classe dirgente aretina, capace di prevalere nella contesa con Siena. Fino ad allora, infatti la principale via di transito (per le carrozze ovviamente) verso la Città Eterna era quella della Cassia, da Firenz per Siena e Viterbo. L’altro percorso da Arezzo per Perugia e Terni era l’alternativa, ma meno frequentata. Eppure, gli esperti tracciarono il percorso seguendo questo secondo itinerario, il che era destinato a cambiare la storia di Arezzo, trasformata nella principale stazione di passaggio fra quelle che all’epoca erano due capitali.
Il progetto ebbe poi a concretizzarsi con l’Italia unita, anzi con Firenze già capitale, dopo la Convenzione di Settembre del 1863. E la linea primitiva seguiva appunto il tragitto toscano-umbro, il braccio da Terontola a Orvieto, via Chiusi, sarebbe stato realizzato in un secondo momento, negli anni ’80 del XIX secolo.
Ma questa è come si dice un’altra storia. A noi interessa piuttosto dire che per gli aretini si trattò a quel punto di organizzare un rettilineo di collegamento fra la città ancora chiusa dentro le mura e la stazione che all’epoca sorgeva in aperta campagna, fra piazza San Francesco e l’attuale piazza della Repubblica, fuori dalla cinta muraria. Inutile dire che quel boulevard diventò via Guido Monaco, intervallata a metà dalla piazza omonima. A delineare il progetto fu nel 1864 il primo piano regolatore che Arezzo abbia mai avuto, il cosiddetto piano Laschi, dal nome dell’ingegnere capo del Comune. Che era ardito assai, ispirandosi appunto alla fiorentina Piazza della Libertà, a sua volta pensata sul modello di Place de l’Etoile, nata dagli sventramenti del Barone Haussman.
Guardando i disegni originali, dunque, si scopre che la piazza Guido Monaco avrebbe dovuto essere al centro di una raggiera di ampie strade, intitolate ai grandi aretini Alla fine, soldi e volontà non ressero a tanta ambizione e di viali ne furono realizzati solo due: via Guido Monaco e via Petrarca, che la interseca ad angolo retto. Da notare che quest’ultima allora si allungava fino ai portici dell’attuale via Roma, che tale sarebbe diventata solo negli anni ’30, mentre via Crispi era campagna.
Il boulevard fu poi inaugurato ufficialmente con le grandi celebrazioni del 1882, che videro anche l’apertura della nuova facciata del Teatro Petrarca. Un ritorno al futuro.