Oro turco, Castoro sotto sequestro: i 35 dipendenti in ferie forzate

I vertici si dimettono e fanno richiesta di arresti domiciliari, revocate le licenze: affidato ad un amministratore giudiziario il compito di far ripartire l'azienda

L'annuncio dell'operazione

L'annuncio dell'operazione

Arezzo, 19 dicembre 2018 - La «Castoro srl» di Castiglion Fibocchi, la ditta orafa decapitata da un’inchiesta della Finanza di Bologna sfociata in quattro arresti per un mega-riciclaggio di metallo prezioso, è da ieri sotto sequestro preventivo. Il provvedimento, firmato dal Gip emiliano Alberto Gamberini, su richiesta del Pm Marco Forte, titolare del fascicolo, è stato eseguito da una squadra di militari delle Fiamme Gialle.

Contemporaneanente si è insediato ufficialmente anche l’amministratore giudiziario nominato dal Gip, il commercialista aretino Stefano Mendicino, che ora dodvrà fare i miracoli per rimettere in piedi l’azienda, marchio storico e fra i pù importanti della zona, a suo tempo bersaglio dei banditi quando imperversava l’assedio dei furti nel distretto orafo. La «Castoro», infatti, è praticamente all’anno zero.

Gli amministratori e i dipendenti arrestati, i due fratelli titolari, Simone e Rita Iacopi, 47 e 62 anni, con il figlio di quest’ultima, Giacomo Baldini, 37 anni, e il direttore esecutivo Alessio Frasconi, già coinvolto in un’altra clamorosa indagine sull’oro nero in Svizzera come Fort Knox, si sono tutti dimessi per avere maggiori chances di ottenere almeno i domiciliari.

La questura ha poi revocato le licenze per la lavorazione del metallo prezioso, col risultato che già da una settimana i 35 dipendenti sono in ferie forzate fino all’Epifania, nella speranza che per allora ci sia un po’ di schiarita. Il resto tocca appunto a Mendicini, che si è già mosso con la questura per riavere la licenza e con le banche per ottenere il rinnovo dei fidi in scadenza.

L’azienda di Castiglion Fibocchi era finita in pieno nell’operazione «Pietra filosofale», condotta in tandem dalla procura e dalla Finanza di Bologna, che seguendo il turco Serdar As Tamsan aveva scoperto come questi si presentasse alla «Castoro» con la borsa piena di denaro liquido e ritirasse ingenti quantitavi di oro non punzonato, proveniente dalla lavorazione di quanto ritirato nel Compro Oro.

In totale 24 milioni di euro e 700 chili di lingotto che non figurano nei bilanci ufficiali della società, come certificato dal Gip nell’ordinanza con cui aveva disposto gli arresti. I quattro finiti in carcere, spiega il giudice, avevano la perfetta consapevolezza della provenienza illecita del denaro.