
di Dory d’Anzeo
Con settembre che si avvicina inesorabilmente, il mondo produttivo ritorna a fare i conti con le macerie lasciate dalla pandemia, e con i progetti di una ripresa che si preannuncia difficilissima. Proprio nei giorni passati, l’Osservatorio Ebret, l’ente bilaterale dell’artigianato toscano, ha rivelato come la provincia di Arezzo sia tra quelle con il fatturato ancora in calo: "E dai numeri viene la sostanza – commenta Franca Binazzi, presidente di Cna Arezzo – perciò anche i dati certificano che il manifatturiero non è assolutamente in ripresa". Sono vari i rami ancora in sofferenza: "La moda in primis. Tutto il settore abbigliamento sta vivendo un momento da dimenticare. Chiaramente, se si continua a lavorare in smart working la ’tenuta’ lavorativa si riduce ad abiti per stare in casa; invece di comprare scarpe si comprano ciabatte, che però per un imprenditore non sono un guadagno. Solo da poche settimane sono ripresi gli eventi, altrimenti gli abiti di cerimonia non avevano più un mercato. Peccato che il nostro comparto produce per la gran parte abiti di qualità, da sfoggiare in occasioni ed eventi". Anche il settore orafo desta qualche preoccupazione: "La pandemia nel mondo esiste ancora – continua Binazzi – tanto che anche qui si parla di un ritorno alle zone colorate".
La situazione, comunque, è migliorata rispetto a qualche mese fa: "Sicuramente un po’ di cose si sono mosse, ma se guardiamo i numeri del 2019 e li confrontiamo con quelli attuali, c’è di che stare in pensiero. Ed è difficile anche fare previsioni, perché fino a settembre, fino a quando le attività non torneranno a pieno regime, non saremo in grado di sapere cosa succederà".
In cima alla lista dei pensieri degli imprenditori c’è la ripartenza, e in quest’ottica le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza giocano un ruolo importante: "Sotto quale forma arriveranno alle aziende? Infrastrutture? Fibra per la navigazione veloce? Sono sicuramente progetti lodevoli ma, è un anno e mezzo che lo dico, c’è bisogno di lavoro, il punto cruciale è ridare slancio ai consumi".
Binazzi riflette sui mesi appena passati: "La cassa integrazione, chiaramente, non ha sostenuto i consumi perché in famiglia si ragiona così: le risorse sono diminuite, perciò compriamo di meno, tanto non usciamo, e cerchiamo di risparmiare perché non sappiamo cosa accadrà in futuro. E non si può dar torto a chi abbia fatto questo tipo di scelta. Ma è così che si è bloccato il flusso".
La parola chiave, dunque, è investire: "Ancora prima delle infrastrutture, serve dare alle imprese la possibilità di affrontare il futuro. Sarebbe finalmente ora di tagliare la tassazione sul lavoro, per l’imprenditore quei soldi potrebbero essere reinvestiti in azienda. Per macchinari, per la formazione, e anche per la sicurezza che è un tema fondamentale, ma per garantirla servono, appunto, risorse".
Quanto siano importanti le pmi per il tessuto economico aretino è presto detto: "Abbiamo qualcosa come 9700 imprese artigiane, significa 11 imprese ogni 100 abitanti. Per tenere queste imprese in vita, in questo momento, serve uno sforzo collettivo, perché la piccola impresa adesso fa più fatica a restare nel mercato. Per questo è importante compiere azioni che permettano di aumentare il lavoro e tenerlo in Italia. Lo diciamo da tanto, e quando si ripete una cosa per molte volte, vuol dire che chi di dovere non ha ancora recepito".