Oltre settecento le vittime aretine Dall’incubo delle Rsa ai più giovani

E la provincia è stata tra le meno colpite in Toscana. Quei dati mai chiariti

Oltre settecento le vittime aretine  Dall’incubo delle Rsa ai più giovani

Oltre settecento le vittime aretine Dall’incubo delle Rsa ai più giovani

Hanno appoggiato un mazzo di fiori davanti al monumento per le vittime del Covid. Lì, di fronte alla porta dell’ospedale. C’era un gran vento nel giorno in cui quell’opera, straordinariamente efficace, era stata inaugurata. E il silenzio del piazzale era interrotto solo dalla musica di Marco Feri, allora ancora primario di terapia intensiva, autore di un testo straordinario sulla sua esperienza con la pandemia. Note, silenzi, una lacrima perfino nella scultura specchio di una stagione amarissima. E che rischiamo di dimenticare.

Di sicuro non la dimenticheranno i familiari delle vittime. Sono state in tutto 750 nella provincia di Arezzo, pur tra le province meno colpite della Toscana. Un numero da prendere, ieri come oggi, con le molle. Primo perché erano dati che arrivavano dalla Regione, non sempre accompagnati dalla conferma della Asl, che per una lunga fase per fortuna ha scandito i numeri reali, quelli che arrivavano dai reparti del San Donato. La trincea del Covid, senza se e senza ma.

E secondo perché dopo tre anni fatichiamo ancora a capire chi sia morto per cosa: quelli effettivamente piegati dal virus e quelli sui quali la fragilità generale sia stata più decisiva della pandemia. Ma alla fine son o dettagli che contano poco. Perché nella maggioranza dei casi il virus ha avuto comunque un ruolo decisivo per dare almeno l’ultima spallata.

Una spallata che era iniziata, come sempre succede, dai più fragili. E’ la lunga striscia delle vittime nelle Rsa. Due su tutte: quella di Montevarchi e quella di Bucine, che per prima nei giorni scorsi ha voluto ricordare i suoi morti. Ma poi perdite pesanti le hanno subite molte case di riposo. E non solo. Ci sono stati vuoti aperti anche tra i giovani, dai trentenni in su. Ci sono state storie che hanno rubato il cuore a chi le ha seguite anche solo da fuori, come quella di chi era fuori della terapia intensiva a tifare ogni giorno per il proprio caro. Una scalata durissima: e dalla quale ci ha salvato solo il vaccino. Un trend che si è invertito, di dose in dose, fino ad uscire dall’emergenza. Anche se il Covid è ancora lì. E ogni tanto si sveglia.

Alpi