DANZEO-FEDORA
Cronaca

Nuove Acque, arrivano i rimborsi per la depurazione. Ma sono a carico degli utenti

Bollette "salate", la rivolta di consumatori e sindacati. L'ad Menabuoni: "Abbiamo solo applicato le regole"

Menabuoni

Arezzo, 19 novembre 2014 - Nuove Acque, nuova bufera. È quella scatenata da una nuova voce comparsa nell’ultima bolletta. Qualcuno avrà forse notato la dicitura «partite pregresse 09/11 DelAeegsi 643/13 – decreto D.G. AIT 39/2014 rata 1», un nome in codice che ha un significato ben preciso. Poiché la Corte Costituzionale ha stabilito che la tariffa per la depurazione non è dovuta per gli utenti non collegati all’impianto di depurazione, il gestore, Nuove Acque appunto, ha dovuto restituire le somme percepite indebitamente. Il punto è che i soldi per questi rimborsi sono stati nuovamente addebitati in bolletta, appunto nelle «partite pregresse», ai soggetti che usufruiscono dell’ impianto di depurazione. Tutto regolare secondo Nuove Acque che per bocca dell’amministratore delegato Francesca Menabuoni spiega: «L’azienda applica le decisioni dell’Autorità nazionale per l’energia, il gas e i servizi idrici e dell’Autorità idrica Toscana. La seconda ha stabilito l’entità e gli importi delle partite pregresse, la prima ha decretato modalità e criteri di fatturazione.

Non stiamo parlando di azioni autonome di Nuove Acque ma di semplice rispetto di prescrizioni dettate dalle autorità competenti». In sostanza, così è stato deciso altrove e noi ci ade guiamo. Ma a tuonare contro questa decisione sono stati in molti, a partire dal segretario Adiconsum Giovanni Cuciti: «Non si può che rimanere smarriti di fronte a tali decisioni e non ci possono essere norme o cavilli che giustifichino una così assurda decisione». Adiconsum assieme alla Cisl hanno dunque chiesto la restituzione degli importi versati a titolo di «partite pregresse», invitando tutti i cittadini interessati a presentarsi, agli sportelli dell’associazione, nelle sedi Cisl con l’ultima bolletta per sottoscrivere la richiesta di rimborso. Da notare, che la dicitura riporta «prima rata», vuol dire che la voce rispunterà anche nella prossima fattura, dove sarà addebitato il saldo. Subito è arrivato anche il commento da parte del Comitato Acqua pubblica di Arezzo che porta avanti la sua protesta conti alla mano: «Agli utenti che sono allacciati al depuratore almeno dall’anno 2012 viene applicata una tariffa retroattiva di 0,2528 euro a metro cubo per il totale consumo dell’anno 2012. La cifra complessiva è pari a circa 2,4 milioni di euro e corrisponde a circa 30 euro per utente. In altre parole il rimborso ai non depurati viene fatto pagare ai depurati».

Secondo il Comitato, inoltre, Nuove Acque avrebbe già i soldi necessari per il rimborso: «La legge prevedeva che i canoni di depurazione finiscano in un fondo destinato alla costruzione dei depuratori. Quindi il gestore dovrebbe avere o i soldi nel fondo vincolato o i depuratori e in tal modo avere le risorse per rimborsare integralmente i “non depurati” . Il fondo vincolato invece è risultato modestissimo». Su questo punto però Nuove Acque risponde: «Il fondo è stato utilizzato secondo quanto stabilito dalle norme per la realizzazione di importanti interventi, come risulta da numerosi investimenti realizzati su tutto il territorio, ad esempio, i nuovi depuratori di Laterina, Bucine, Castiglion Fibocchi e via discorrendo». Infine, il Comitato contestata anche la presenza di conguagli a favore degli utenti che dovrebbero andare a compensare le somme richieste: «Invitiamo i citta dini a non pagare questo balzello e i sindaci a non chiudere gli occhi». Parimenti agguerriti il presidente di Federconsumatori Pietro Ferrari e il segretario provinciale della Cgil Alessandro Mugnai: «Nuove Acque se la canta e se la suona da sola. Per quanto ci sia la decisione dell’autorità idrica toscana, quest’azione è illegittima e perciò metteremo in piedi forti azioni di contrasto. Ma non è possibile il richiamo alla disobbedienza civile, perché non è più in essere il tavolo di conciliazione, pertanto si esporrebbero i cittadini al rischio di dover poi pagare anche gli interessi di mora. Piuttosto, è nostra intenzione andare dal giudice e presentare un ricorso d’urgenza ex articolo 700».