FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Dazi, la ricetta di Bernini: "Emergenza come il Covid. Serve sostegno pubblico"

Il presidente di Confindustria: "Sarà fondamentale una misura fiscale per aiutare chi esporta negli Stati Uniti con una compensazione sulle imposte doganali".

Il presidente di Confindustria Toscana Sud Fabrizio Bernini

Il presidente di Confindustria Toscana Sud Fabrizio Bernini

"I dazi Usa al 30%? Un’emergenza economica da affrontare con la stessa lucidità e partecipazione istituzionale che abbiamo visto durante il Covid. Serve un’azione immediata, su più livelli, altrimenti rischiamo di pagare un prezzo altissimo".

Fabrizio Bernini, presidente di Confindustria Toscana Sud, lancia un messaggio netto a livello internazionale, ma guarda anche al contesto locale: "Se vogliamo aiutare davvero le imprese, bisogna sbloccare le opere infrastrutturali, dalla Due Mari all’Alta Velocità. Il tempo delle attese è finito".

Presidente Bernini, quale può essere l’impatto delle scelte di Trump sull’economia aretina?

"Sarebbero un colpo duro, anche se mi auguro che il presidente americano abbia sparato alto per trattare ancora. È una sfida geopolitica, commerciale, di sistema: serve una reazione forte e coordinata, perché da soli non ce la possiamo fare".

In che modo si può reagire, secondo lei?

"Serve lo stesso approccio con cui abbiamo affrontato l’emergenza Covid: consapevolezza del problema, coinvolgimento delle istituzioni, azioni straordinarie e condivise. Anche in quel caso si trattava di salvaguardare la nostra economia e le nostre imprese: oggi il principio è lo stesso. Non possiamo lasciare le aziende da sole a fronteggiare questa tempesta".

Cosa vi aspettate in concreto dal governo e dall’Unione europea?

"La strada per attutire l’impatto dei dazi è una misura fiscale neutra: lo Stato potrebbe restituire alle aziende una percentuale dell’export verso gli Stati Uniti, diciamo il 20%. Non si tratterebbe di un incentivo per aumentare i profitti, ma di una compensazione secca per neutralizzare il dazio, permettendo così alle imprese di mantenere invariati prezzi e margini, e continuare a competere su quel mercato strategico".

Le imprese del territorio hanno gli strumenti per resistere?

"Sì, perché il nostro è un sistema solido, con imprenditori esperti e capaci di innovare. Dobbiamo farlo con lucidità: diversificare i mercati, investire nella qualità, nella sostenibilità e nella tracciabilità dei prodotti, valorizzare il made in Italy. Sono tutte leve che possono aiutarci a fronteggiare anche questa nuova sfida".

A livello locale, però, c’è un altro fronte aperto: quello delle infrastrutture. A che punto siamo?

"Purtroppo siamo molto indietro. Lo dico con chiarezza: se vogliamo far crescere il nostro territorio, servono infrastrutture adeguate. Penso in particolare al completamento della Due Mari, un’opera strategica che non può più essere rimandata. È essenziale per connettere Arezzo con il Tirreno e l’Adriatico, migliorando la logistica e la competitività delle nostre imprese".

Vi siete concentrati molto sulla Due Mari...

"Manca il tratto aretino, che è quello più complicato ma anche decisivo. È lì che si gioca la partita. Se non si sblocca quel nodo, l’intero corridoio Grosseto-Fano rimane zoppo. E così anche i benefici economici che dovrebbe generare".

L’Alta Velocità di Medioetruria può cambiare le cose?

"Assolutamente sì. Abbiamo bisogno di collegamenti rapidi, soprattutto per chi viaggia per lavoro. L’idea di un potenziamento della stazione di Arezzo o la nascita di Medioetruria è interessante, ma deve essere concreta".

Lei ha parlato più volte anche della necessità di investire sulla digitalizzazione.

"Chi vuole fare impresa qui fatica a trovare spazi serviti adeguatamente. Abbiamo zone industriali ferme agli anni Ottanta, mentre le esigenze sono completamente cambiate. Anche questa è una sfida che non possiamo più rimandare".