Negozi, il re dell’intimo cede tutte le attività

Lo sfogo di Venturini: "I problemi fiscali causati da altri non mi lasciano altra scelta. Così salvo i marchi e tutti i dipendenti"

Migration

di Alberto Pierini

"E’ vero, faccio un passo indietro". Giorgio Venturini ha 76 anni ma di natura i passi li farebbe solo in avanti: in 25 anni è diventato il "re dell’intimo", titolare di sei attività che spaziano dal Corso alla galleria commerciale dell’ex Ipercoop. Con profitti alti e quaranta dipendenti. Ma si tira indietro. "Stiamo trasferendo la gestione di marchi che abbiamo in franchising a Calzedonia Spa, che ringrazio di essersi fatta avanti per proporci il subentro: diventeranno punti vendita gestiti direttamente dall’azienda, per i clienti nulla cambierà". Motivo?

Tutto risale ai problemi fiscali iniziati a gennaio e che già hanno portato ad un sequestro preventivo robusto, intorno ai 750 mila euro tra conti correnti e proprietà. "Un problema con l’agenzia delle entrate, il mio stupore assoluto e una spirale nella quale sono precipitato". Non si è mai messo nè contro la finanza nè contro la Procura, nè ha mai negato i problemi. Ha via via solo detto di aver scoperto quei problemi sostanzialmente insieme a loro.

"Sono convinto di pagare colpe non mie, ma di chi nel tempo ha creato una situazione incredibile a mia totale insaputa. Ma sono cose che con il tempo verranno a galla e spero di poter dimostrare. Nell’attesa devo prendere provvedimenti drastici".

Cosa più di una cessione di attività popolarissime al grande mondo dello shopping? "Diciamo che è una soluzione che vuole evitare il peggio". E il peggio dal suo punto di vista è semplice. "Sono stato il garante per venti anni di marchi di livello internazionale. E voglio essere certo di salvare la continuità commerciale".

Chiusure e aperture saranno, assicura, quasi invisibili. In pratica automatiche: tempi? "Entro la fine del mese tutto dovrebbe essere a posto". L’altro cardine è il personale. "Quaranta dipendenti, parte dei quali collabora con me da vent’anni: non potevo permettere perdessero tutto. Nella trattativa è stato l’unico elemento inderogabile: la salvezza del loro posto di lavoro". Chiuderanno con dei volti e riapriranno con gli stessi, salvo eventuali nuove assunzioni. "D’altra parte nel nostro mondo la mancanza totale di liquidità è un ostacolo insormontabile: la merce è in continuo riassortimento e il pagamento va garantito in sessanta giorni. Le difficoltà operative sono state pesanti". Ma da questo punto di vista un fiore all’occhiello se lo appunta. "Da gennaio malgrado tutto ho continuato a pagare stipendi, utenze e affitti". Affitti che soprattutto sul Corso sono una voce non certo accessoria, come spesso i commercianti rilevano. Una slavina, che avrà i suoi risvolti giudiziari è chiaro. "Pronto a rispondere di tutto ma so in coscienza di aver sbagliato solo per eccesso di fiducia in chi non la meritava: ma è il mio carattere, vivere senza fiducia è come vivere senza amore, non ci riesco".

Come non riesce del tutto ad attaccare il mestiere al chiodo. "Per ora questa è la strada che imbocco, non me ne restano altre. Ma da sempre vivo del mio lavoro e non nego che ove si creasse a possibilità non escluderei l’ipotesi di rimettermi in gioco". Intanto pensa solo a completare l’operazione: dall’affitto di azienda alla cessione, dalle sei vetrine scintillanti di sempre alla brevissima chiusura delle luci. Il re dell’intimo cede la corona. "Sono stato esautorato, il titolo non mi spetta più". Non se lo era dato da solo, lo accoglieva con un mezzo sorriso: ma l’impressione è che ora già gli manchi un po’".