
Le catene aprono subito
Arezzo, 13 aprile 2021 - E infine uscirono a riveder le stelle. Che non è un verso dantesco, ma che in qualche modo lo rappresenta, perchè anche i negozi aretini, dopo venti giorni di stop, escono finalmente dall’inferno e ritrovano la luce delle vetrine accese. A dire il vero, per dirla con qualcuno di loro che scruta sconsolato il cielo plumbeo, non potevano trovare giorno peggiore (per il meteo, intendiamo) ma alle nuvole e alla pioggia fredda di questo aprile schizofrenico, ahinoi, non c’è rimedio.
Infatti, la ripartenza del commercio, che è poi, insieme alla riapertura in presenza delle scuole, il cambiamento fondamentale del semaforo arancione rispetto al rosso, è lenta, un po’ svogliata, con gli stessi padroni delle vetrine che stentano a rimettersi in moto.
Ti aspetteresti che dopo aver minacciato fuoco e fulmini pur di ripartire (anche per oggi è prevista una manifestazione regionale dell’Ascom a Firenze, con tanto di delegazione ricevuta dal prefetto Alessandra Guidi, che qui conoscono bene per averla avuta a Palazzo del Governo) che i commercianti mordessero il freno e di buon mattino fossero tutti al loro posto di combattimento dietro il bancone, sperando (invano, visto il tempo e la poca gente in giro) di recuperare almeno parte del fatturato perduto.
E invece a mezzogiorno i negozi sono quasi tutti chiusi, come se fosse un lunedì normale, di quelli che allungano il riposo domenicale. Tra le grandi vetrine indipendenti del centro ce ne sono ben poche che approfittano dell’occasione per aprire subito. La gran parte aspetta il pomeriggio, quello che in tempi normali segna l’inizio della settimana. In postazione d’allarme ci sono alcuni parrucchieri ed estetisti, che pure, anche loro, di lunedì avrebbero il turno di riposo, e soprattutto i grandi magazzini come le catene in franchising.
Nella trincea di San Iacopo tornano ad emergere dal fango Zara da un lato e Ovs dall’altro. Poco oltre, nell’angolo che un tempo fu della Banca Toscana, il terzo gigante del salotto buono, Stradivarius, stesso gruppo di Zara, è anch’esso in posizione di battaglia. Aperti anche Benetton, Sisley, Timberland, Luisa Spagnoli e le quattro insegne dell’intimo non di lusso, da Calzedonia a Tezenis e Intimissimi.
Come a dire tutto il variegato universo delle catene che, si sa, non conoscono nè domeniche nè turni di riposo. Poi nel pomeriggio accenderanno le insegne anche gli altri, i grandi nomi locali, quelli che non hanno un marchio a comandarne le serrande. Cambia poco e niente, invece, per bar e ristoranti, per i quali le regole restano grossomodo le stesse, fondamentalmente il solo asporto.
E infatti i locali più prestigiosi, quelli cui non conviene pagare i dipendendenti per un bicchierino di caffè in polistirolo, restano quasi tutti chiusi, a cominciare dal più famoso di tutti, il Caffè dei Costanti. Di gente in giro, del resto, ce n’è un rivoletto. Nessuna corsa a gettarsi nello shopping dopo una Pasqua di astinenza. E anche i più coraggiosi vanno a infrangersi contro gli spruzzi di pioggia gelata.
Dire che il solito termometro di Enel X registra una forte crescita degli spostamenti. Domenica sono saliti del 71 per cento rispetto a una Pasqua che più quaresimale di così non poteva essere. Quasi gli aretini abbiano voluto già anticipare nel giorno di festa la zona arancione che sarebbe scattata l’indomani. L’aumento è più contenuto (14 per cento) nel confronto col sabato santo, ma solo perchè fino alla vigilia della grande festa la gente ha continuato a muoversi, salvo chiudersi in casa per Pasqua e Pasquetta.
Otto giorni dopo i flussi sono molto più intensi, per il lavoro e anche per la scuola, ma il commercio per adesso ne beneficia solo in minima parte. I grandi negozi dunque restano in posizione di attesa, un po’ scettici e anche un po’ sfiduciati: per quanto resteremo aperti, domanda qualcuno di loro, prima di rischiare di nuovo il semaforo rosso?