
Musica nel "paese mio sulla collina" Rivive il mito di Mogol e Battisti
di Alberto Pierini
"In un mondo che non ci vuole più il mio canto libero sei tu": il mondo in realtà li vorrebbe, eccome. E quell’immensità prova a ricrearla in piazza Signorelli, sotto le stelle di Cortona, tra i fuochi artificiali della mostra del mobile antico. Sullo schermo un Lucio Battisti di spalle, come se il suo sguardo si volesse confondere con la prospettiva degli spettatori. E’ una delle notti da brivido di Cortona Antiquaria: l’appuntamento è per giovedì 24. Quando la magia di un dream team, quello di Battisti e di Mogol, si ricomporrà in una serata di musica.
Non il classico Mogol di Cortona, quello del paese mio sulla collina, la canzone per Josè Feliciano che resterà per sempre il maggiore omaggio alla città che la musica avrebbe mai potuto fare. Ma il Mogol di un sodalizio nato negli anni ’60 e che avrebbe cambiato la canzone italiana. Insieme "vedono un uomo che moriva per amore" o "seguono con gli occhi un airone". Cercano "dove il sole va a dormire" e per questo "passano con lo sguardo la collina".
"Guidano a fari spenti nella notte" e "con le mani possono finalmente bere". Frammenti di emozioni, se proprio vuoi chiamarle così, che attraversano una generazione e su Cortona calano con un fascino particolare.
Perché Mogol è uno di loro, anzi Giulio Rapetti, milanese di origine ma poi cortonese e ora umbro di adozione. A incrociarsi con il mito di una squadra "fortissimi" è un’idea di Fabio "Red" Rosso, con la direzione musicale di Giovanni Vianelli. "Canto libero" si chiama la serata, per l’appunto, nel nome di quel mondo che li vuole ancora. Ma senza scimmiottarli: niente travestimenti, anzi lo sforzo di riproporli ma filtrandoli attraverso la loro cultura musicale.
Forti di un "sentimento che nasce in mezzo al pianto" . Non la lacrima sul viso dalla quale capire tante cose, altro testo di Mogol ma virato su Bobby Solo, ma un sentimento "che vola sulle accuse della gente". Accuse dalle quali la coppia Mogol-Battisti non è stata esente, come quanti hanno via via calcato la scena. Ma senza mai incrinare una formula vincente. La stessa della banda che ne ripropone il fascino e nel tempo ha saputo convincere lo stesso Mogol, che al gruppo si è unito, facendo suo quel Canto libero, strappato al passato e riproposto nel terzo millennio. Il Mogol del Cet, la scuola musicale che nel tempo ha creato e diretto. Aveva scoperto Battisti sentendolo suonare la chitarra in un complesso: un’intuizione felice e mai tradita, perfino nei momenti di alti e bassi nei rapporti con l’amico.
"Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante". Ma "dietro la collina c’è il sole". La collina della vita. O quella di Cortona, sulla quale è arroccato quel paese che Mogol avrebbe cantato e fatto cantare nel tempo. Oggi il gran Mogol della canzone è anche consulente del ministro della cultura. "Ma da quando ci sei tu tutto questo non c’è più": o forse da quindo non c’è più Battisti.
E da qui la voglia e l’idea di riproporli insieme, nella notte di Cortona. Lì dove i mobili sfiorano la perfezione e le sale offrono il meglio delle case. Case dalle "stanze che non hanno più pareti ma alberi infiniti intorno". Sì, perfino il cielo in una stanza, la colonna sonora di Mina, è firmata Mogol. Il cui canto è tanto libero da non posarsi mai nello stesso punto. No, "s’innalza altissimo e vola sulle accuse della gente". O "si sdraia felice sopra l’erba ad ascoltare". Ascoltare l’eco della memoria, talmente libero che "come la neve non fa rumore".Unendo il fascino dei mobili del passato alla musica. Forse per capire se si possano davvero chiamare emozioni.