LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Morto in moto: esami sul corpo di Giacomo

All’esito della ricognizione esterna il pm deciderà sull’autopsia. Il ricordo dei rugbisti: "Quelle ’doccena’ dentro gli spogliatoi"

di Lucia Bigozzi

Si saprà oggi se la salma di Giacomo Parati potrà tornare alla famiglia per i funerali o se ci sarà bisogno dell’autopsia per chiarire la dinamica dell’incidente mortale. Lo deciderà il pm Julia Maggiore, titolare del fascicolo per omicidio stradale a Renzino dove ha perso la vita il quarantunenne di Arezzo. La ricognizione sul corpo del motociclista sarà eseguita da un medico legale che fornirà al magistrato gli elementi per disporre l’eventuale nulla osta per la sepoltura, oppure un supplemento di esami. Parati ha perso la vita sabato mattina nello scontro con una Fiat Panda in un tratto rettilineo della strada provinciale che collega Foiano ad Arezzo. L’amica che viaggiava con lui, quarantenne e residente in città, è ricoverata a Le Scotte di Siena.

L’automobilista, un cinquantottenne foianese, è indagato per omicidio stradale e subito dopo lo scontro, è stato sottoposto all’alcoltest che ha dato esito negativo. Verifica eseguita dalla polizia municipale secondo quanto prevede la prassi normativa. Proprio agli uomini del comandante Giuseppe Mignelli il magistrato ha affidato le indagini sullo scontro frontale-laterale tra la Ktm da turismo di Parati, e l’utilitaria che, secondo quanto ricostruito, si stava immettendo in una strada laterale. In paese c’è sconcerto per la morte di un giovane conosciuto anche nella vallata aretina per gli anni condivisi con tanti amici di Cortona, Castiglion Fiorentino e del Valdarno sul campo di rugby. Giacomo aveva iniziato a praticare lo sport quindici anni fa e anche se dal 2016 si era concentrato sul fitness, quel mondo tra sfide e "lezioni di vita", faceva parte dell’uomo che era diventato nella professione di informatico per il colosso aretino del digitale, Aruba.

Jack il "gigante buono", l’amico su cui poter contare sempre, la persona che smussa gli angoli. E’ stato così anche quando Antonio Massarutto, nel 2004 fondatore del Clanis Rugby Cortona e coach della squadra cadetta del Vasari Rugby durante una partita perse le staffe. "Giacomo mi dette consigli su come comportarmi, ma non per dare lezione, bensì per migliorarmi nel mio ruolo. Ho fatto tesoro di quelle parole". Carlo Benigni, castiglionese, tra i fondatori del sodalizio rugbistico della Valdichiana, ha sperimentato con Parati la passione per altri sport, dal canyoning allo snowboard. "Un ragazzo solare, di cuore, viveva la felicità nella semplicità. Ci si divertiva con poco, come quando si facevano le rimpatriate tra rugbisti con un allenamento, poi ognuno portava da casa qualcosa da mangiare e si cenava nello spogliatoio dopo la doccia: erano le nostre ‘doccena’". L’ultima volta che si sono incontrati, risale a inizio estate: "Stavo entrando in un negozio di bici e lui era interessato all’acquisto di una moto. Ci siamo ripromessi una pizza, purtroppo non abbiamo fatto in tempo". Samuele Bulletti fa fatica a rimettere in fila i ricordi sulle "capocciate in campo. Giacomo mancherà. Il rugby crea una sorta di fratellanza; puoi non vederti per mesi, ma il legame non si spezza".