"Metti in sicurezza la casa" Il Comune avverte Mugnai

Uccise il vicino che tentava di far crollare il tetto: ha ricevuto un’intimazione. Ma parte dell’edificio di San Polo è sotto sequestro e nessuno può intervenire

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È sotto sequestro ma va messa in sicurezza. L’avviso arrivato dal Comune a Sandro Mugnai è un groviglio di burocrazia e paradossi. Mugnai è il fabbro di 53 anni che la sera del 5 gennaio ha sparato, uccidendolo, il vicino albanese Gezeim Dodoli che con un macchinario da cantiere, a colpi di benna, aveva cercato di demolirgli la casa nelle campagne sopra San Polo.

Mugnai in questi giorni ha ricevuto dal Comune di Arezzo un invito a rimettere a posto la casa per garantire la sicurezza della zona intorno. La casa però, è stata danneggiata proprio nell’attacco con la benna ed è sotto sequestro e per questo non può essere toccata. Il proprietario è tornato in libertà dopo l’arresto dato che il gip Giulia Soldini ha riconosciuto nel suo agire la legittima difesa ed ora, secondo quanto riferisce uno dei suoi difensori, avvocato Piero Melani Graverini, è rimasto assolutamente stupito della richiesta.

"La richiesta - spiega il legale - viene spesso fatta ai proprietari di case rurali, in molti casi fatiscenti e dunque in grado di mettere in pericolo escursionisti o semplici passanti".

"Ma - sottolinea - l’atto richiesto in questo caso ha davvero dell’incredibile visto che lo stesso Mugnai ancora non ha potuto riprendere possesso della casa per un fattore non trascurabile: la casa danneggiata è inagibile e sotto sequestro, e per qualsiasi intervento, serve che i sigilli vengano tolti".

"Di sicuro la vicenda sarà chiarita - prosegue Melani Graverini - ma l’avviso ha turbato molto Mugnai". Adesso Mugnai è in attesa di chiarimenti dall’ufficio comunale anche perché la casa è sotto sequestro per lo svolgimento di accertamenti giudiziari, tra cui non è escluso che serva un’ulteriore perizia sui danni inferti dalla benna della ruspa alla struttura. Per questo l’avvocato si è rivolto al Comune.

Mugnai si trovava in casa con la famiglia quando Dodoli, imprenditore edile, ha cominciato a colpire la facciata della casa. Prima ha travolto quattro automobili parcheggiate davanti al casolare. Poi ha distrutto l’ingresso e una finestra, danneggiando gravemente le mura. E bloccando l’uscita, cosa che secondo Mugnai ha impedito alla sua famiglia di scappare fuori. "A quel punto ho preso il fucile. Pensavo che forse sarei riuscito a spaventarlo. A farlo ragionare", ha raccontato al giudice. Ha poi sparato un primo colpo d’avvertimento a terra. Ma Dodoli ha continuato a colpire la casa con la ruspa. E lui ha colpito: "Mi sono salvato la vita e ho difeso i miei familiari. Non c’erano alternative".

Mancava pure la burocrazia che gli chiede di mettere in sicurezza una casa sotto sequestro.