
di Alberto Pierini
Non sono le prime verità dall’autopsia, le uniche in grado di spostare l’inchiesta sulla morte di Marco Mazzeschi, spentosi a Dubai in una notte di fine ottobre. Per ora sono solo indicazioni che filtrano da quegli esami, in attesa che i professionisti all’opera definiscano l’esito finale. E sono indicazioni che al momento vanno in una direzione sola: la morte naturale.
E’ come se la storia dopo qualche giorno di fuga verso altre direzioni tornasse lì da dove era partita. Perché fin dall’inizio nessuno aveva nutrito dubbi sul fatto che la fine di Marco avesse chissà quali tenebrosi risvolti. Di sicuro non li aveva per le autorità di Dubai o per le stesse indagini condotte dalla polizia di quel Paese. Primo perché in quel caso le conseguenze sarebbero state immediate. E secondo perché mai in quello scenario avrebbero consentito l’immediato rimpatrio della salma, come invece è avvenuto. Ma si sa, non sarebbe la prima volta che un’indagine su un episodio di cronaca avvenuto all’estero finisca per mostrare in Italia risvolti a sorpresa.
Un caso su tutti? Quello di Martina Rossi, inchiesta chiusa in Spagna e clamorosamente riaperta in Italia fino alla sentenza definitiva. Per ora la scacchiera qui sembra diversa. Da quanto filtra non sarebbero stati trovati sul corpo di Mazzeschi segni di violenza o colluttazione. Quando invece sull’indagata, la compagna Arianna Paperini, pende un’indagine per omicidio preterintenzionale. Che si configurerebbe proprio a partire da un eventuale diverbio tra i due nelle ultime ore, quelle che hanno immediatamente preceduto la morte. Nessuno, se non i magistrati inquirenti, ha letto l’esposto presentato, sembra, da uno dei familiari o dagli avvocati a loro nome. Ma tutto lascia pensare che quell’indagine possa essere nata proprio da un passaggio di quella lettera.
Per ora non risulta che a questa ipotesi siano stati trovati riscontri. Anche se, beninteso, il caso non è chiuso. Perché a fare fede è solo e soltanto il referto finale che i professionisti della medicina legale di Siena presenteranno al magistrato, entro un termine di 60 giorni. E le analisi più accurate possono sempre portare a qualche sorpresa, anche se al momento sembra fuori dai radar.
Arianna Paperini ha sempre sostenuto che anche a lei, rappresentata all’autopsia da un perito di parte, fossero arrivate indicazioni analoghe. Fino alla sua autodifesa, che avevamo raccolto nei giorni scorsi e che andava ben al di là dell’esito dell’autopsia. Finora le indiscrezioni segnano un punto a suo favore. I calcoli definitivi li scopriremo con il tempo.