Maurizio Bragagni al servizio di Sua Maestà "Quando ho portato Boris Johnson alla Giostra"

Il rampollo della Tratos Cavaliere dell’Impero Britannico. Io conservatore come il Premier: "In tribuna nel 2017 ma in incognito

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di Salvatore Mannino

La premessa è la nomina di Maurizio Bragagni, 46 anni, numero uno della filiale di famiglia, la Tratos Uk, a ufficiale (officer, e forse la traduzione migliore sarebbe cavaliere) dell’Impero Britannico, come Beckham, il calciatore più trendy, e Keira Knightly, attrice di gran moda. Il prologo, invece, è la telefonata allo zio Albano, gran capo di un altro impero, quello dei cavi di Pieve Santo Stefano: "Come si fa per parlare con suo nipote?". La risposta è laconica, come si conviene a un capitano d’impresa: "Ci penso io". Infatti, mezz’ora squilla puntuale il telefono, prefisso 0041 del Regno Unito. "Sa, quando parla il capo c’è da fare una sola cosa, obbedire. Nella mia famiglia si comanda a uno per volta. Come tra i Savoia e i Windsor".

A proposito di Windsor, che ne pensa della scelta della Regina Elisabetta di insignirla di questo titolo? Forse, è la prima volta di un toscano....

"Credo che sia la prima volta di un italiano. E mi rende assolutamente orgoglioso. E’ un grande onore. Non è antico come l’ordine della Giarrettiera o quello di San Giorgio, ma è molto prestigioso e dà comunque diritto a uno spazio riservato nella Cattedrale di San Paolo a Londra. Del resto è stato istituito da un Re, Giorgio V, nel 1917. Lo hanno avuto personaggi di assoluto rilievo. Io, un aretino di Colcitrone, mi sento straordinariamente gratificato".

Quindi, lei ha un appuntamento con la Regina Elisabetta. E non è neppure la prima volta.

"Sì, per ora c’è solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale britannica. La data del conferimento ufficiale a Buckingham Palace non è ancora stabilita, penso nel corso dell’estate. E’ vero anche che io e mio zio siamo già stati ricevuti dalla Regina quando la filiale inglese della Tratos, di cui sono l’amministratore delegato, ha ricevuto il premio come azienda d’eccellenza, nel 2018. Giorno indimenticabile".

Ci speghi: come fa un aretino di Colcitrone, quale si è autodefinito lei, a diventare Cavaliere dell’Impero Britannico?

"Intanto bisogna avere la doppia cittadinanza, inglese e italiana, come ce l’ho io. Comunque, stavolta non è un’onorificenza legata alla mia attività di manager. Mi hanno premiato come consulente dell’ex premier Teresa May sulla Brexit. E anche come collaboratore sullo stesso tema di Boris Johnson e del ministro del commercio estero".

Tutti conservatori. Bisogna presumere che anche lei simpatizzi per lo stesso partito...

"Ci può scommettere, anzi io sono il chairman, il presidente, della sezione italiana del Conservative Party britannico. Insieme ad altri connazionali illustri, come dirigenti di filiali inglesi di aziende italiane, o discendenti di connazionali. Per esempio Rocco Forte, figlio del fondatore dell’impero degli hotel di gran lusso".

Come conservatore, deve essere stato coinvolto nel 2016 nel referendum sulla Brexit. Lei con chi stava?

"Io ero un remainer, cioè uno di quelli che voleva rimanere nell’Unione Europea. E’ andata all’opposto e io ho dato i miei consigli su come gestire l’addio a Bruxelles, prima alla May e poi al governo Johnson".

Quindi lei ha un rapporto personale con il premier Boris...

"Le dirò di più. Nel 2017, quando era ancora ministro degli esteri lo ho portato alla Giostra".

Impossibile, non figurava nella lista degli ospiti vip, non se ne è mai saputo niente.

"Infatti eravamo in incognita, in un normale posto di tribuna, lontano dagli altri Vip, nessuno ci ha riconosciuto".

Ma come si fa a entrare così nell’Inner circle di Londra? Ci racconti un po’".

"Tutto merito delle due università nelle quali faccio lezione, la City University di Londra e la Bolton University. E’ lì che ho stabilito i rapporti che poi mi hanno portato a conoscere i vertici".

E la sua biografia aretina?

"Ho passato i miei primi anni ad Arezzo. Fuori di Porta San Lorentino, vicino al vecchio Palazzetto. Scuole medie alla Cesalpino, liceo scientifico a Sansepolcro, università a Pisa, laurea in legge, con tesi di diritto fiscale".

E da allora è entrato in Tratos.

"Sì, ma non come pensa lei. Ho cominciato nella filiale inglese da semplice operaio. Poi in giro per il mondo a occuparmi di porti per i nostri prodotti, ora il ruolo di Ad dello stabilimento fra Manchester e Liverpool".

E con Arezzo che rapporti restano?

"La passione per la Giostra e anche quella per l’Arezzo. So ancora a memoria la canzone di Pupo: Arezzo cavallo rampante, Arezzo squadrone potente".

Altre squadre italiane per cui tifa, ammesso che tifi?

"Solo l’Arezzo, anzi un pizzico di simpatia per la Roma".

E in Inghiterra?

"Mi piace il Liverpool".

Come, la più accesa rivale delle squadre di Manchester?

"Sa, i nostri dipendenti sono tutti di Liverpool. Mi è venuto naturale seguirli".