Martina, ultimo atto davanti alla Cassazione Conferma della condanna o prescrizione?

Lo scenario dell’ultima sentenza: lei morta per sfuggire allo stupro, ma i due ragazzi aretini imputati negano. Le polemiche della vigilia

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di Salvatore Mannino

E’ un altro giorno della verità nel caso di Martina, forse l’ultimo. Col forse che è legato a quanto deciderà oggi la sezione feriale della corte di cassazione sulla storia della studentessa genovese che più di dieci anni fa (il 3 agosto 2011) sarebbe volata giù dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca per sfuggire (sentenza d’appello bis che conferma quella di primo grado) a un tentativo di violenza sessuale dei due ragazzi di Castiglion Fibocchi che erano con lei nella stanza 609. Se i giudici del Palazzaccio mantengonno la condanna a tre anni di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi per tentata violenza sessuale di gruppo o, peggio, se dichiarano il ricorso inammissibile, finisce qui. Se invece il verdetto del secondo appello dovesse essere annullato con rinvio, bisognerà attendere ottobre, quando scatterà la prescrizione dell’unico reato rimasto, ma diventerà un’altra vicenda di cronaca clamorosa destinata a concludersi senza una verità giudiziaria.

Di tempo per rifare un altro processo, infatti, non ce n’è più. Ci vorrebbe Madrake per allestire un terzo appello prima che fra due mesi la tentata violenza si estingua. Lo scenario delineato nell’appello bis, quello svoltosi dopo che la cassazione aveva annullato la prima assoluzione di secondo grado, è chiaro: Alessandro, il campione di motocross, il più spigliato, e Luca, l’artigiano un po’ impacciato, avrebbero cercato un approccio sessuale con Martina, salita in camera loro perchè le amiche stavano amoreggiando con i compagni di Albertoni e Vanneschi. Lei si sarebbe difesa disperatamente, graffiando anche Alessandro, ma sarebbe stata sopraffatta dalla forza bruta dei due. Avrebbe allora tentato, con la porta sbarrata dai ragazzi, di scappare verso il balcone e di scavalcare verso quello della stanza accanto, perdendo però l’appiglio e volando giù, nella fontana.

Inutile dire che Alessandro (il più silenzioso, non ha mai rilasciato una dichiarazione se non quelle spontanee davanti alla prima corte d’appello in cui adombrò lo scenario che la studentessa si fosse sentita male dopo aver fumato uno spinello da lui offerto) e Luca negano con forza. E i loro avvocati, Tiberio Baroni e Stefano Buricchi, continuano a parlare di suicidio o alneno di malore, contestando le motivazioni del presidente Alessandro Nencini: "C’è un errore a ogni pagina". Non a caso la vigilia è stata animata dalle polemiche sul sito web creato da Vanneschi per sostenere la propria innocenza e parlare di errore giudiziario, addirittura alla Dreyfus. Il punto chiave negli atti processuali ripubblicati on line è la testimonianza resa all’epoca dalla governante spagnola dell’albergo Francisca Puga (considerata parzialmente inattendibile dai giudici italiani), che parla quasi esplicitamente di suicidio: lei scavalcò con una gamba e si lasciò andare.

I genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, protagonisti di una battaglia giudiziaria che ha portato alla riapertura e del caso e pòi alle condanne, non ci stanno. Loro sono convinti che la figlia sia davvero morta per sfuggire allo stupro. E dei due ragazzi parlano come della "Banda Charlot" che racconta solo bugie. Alla Cassazione l’ultima parola. Se è l’ultima.