LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Maratona a piedi: il liutaio della pace dal Papa

Dopo 400 chilometri Giulio Vecchini è a Roma con la chitarra costruita dal legno dei barconi. "Vi racconto il mio viaggio straordinario"

di Lucia Bigozzi

"Quando sono arrivati in piazza San Pietro è stato come raggiungere la vetta di un monte, è stato il mio chilometro zero". Giulio Vecchini cammina lungo il colonnato del Bernini con la sua "Mare di mezzo" in spalla, la chitarra costruita nel laboratorio di Cortona con i pezzi dei barconi approdati a Lampedusa a bordo dei quali migliaia di migranti continuano a cercare speranza e futuro. Ancora non "ci credo di essere arrivato fin qui, percorrendo oltre quattrocento chilometri in meno di un mese con i sandali ai piedi, attraverso la via Lauretana e poi la Francigena fino a Roma".

L’obiettivo è Papa Francesco che il giovane liutaio incontra oggi nell’udienza generale del mercoledì e al quale racconterà la storia della chitarra e il suo progetto. "Ho appena ritirato la busta bianca con i bordi dorati e all’interno il ticket per l’accesso alla piazza con il mio nome e l’invito del Santo Padre; un’emozione fortissima. Non so ancora cosa gli dirò", sospira pur sapendo che dopo tanta strada, deve portare a termine la missione, anzi il pellegrinaggio, e spiegare al pontefice come e perché è nata "questa chitarra, e parlare dei musicisti di tutto il mondo che l’hanno suonata.

Oggi, ‘Mare di mezzo’ è diventata anche la voce dei profughi ucraini", dice Giulio ripercorrendo il cammino condiviso con l’amico videomaker che ne ricaverà un docu-film. "Durante ogni sosta, abbiamo organizzato una session con musicisti che hanno aderito al progetto, patrocinato dall’Unhcr e sostenuto insieme a noi la raccolta di fondi per l’Ucraina. Mi ha colpito la sosta a Serre di Rapolano: quando siamo arrivati diluviava, poi un assessore ci ha aperto il vecchio deposito del grano, una struttura enorme e vuota, dove Simone Lanari, polistrumentista di Castiglion Fiorentino, ha suonato ‘Mare di mezzo’ e cantato, tutto in acustico: è stato incredibile". Alle porte di Roma, Giulio è stato accolto in una struttura dove poche ore prima erano alloggiati decine di profughi ucraini in partenza per la Sardegna.

Mi ha emozionato trascorrere la notte nei luoghi dove questa gente ha raccontato la fuga dalla guerra". Alla fine, il pellegrinaggio non è stato solo di Giulio, ma di "quanti ho incontrato per strada e alle quali ho parlato di ‘Mare di mezzo’. Molti mi hanno consegnato candele e intenzioni per il Papa; un’esperienza straordinaria". E lui "bomba o non bomba" è arrivato a Roma.