
di Lucia Bigozzi
"Si va avanti a denti stretti e i conti, adesso, non tornano". I conti di Andrea Calzini, sono doppi: ci sono i numeri del mangimificio a Cortona, uno dei maggiori (e pochi rimasti) in Toscana e quelli di allevatore di suini nella fattoria dove alcune centinaia di esemplari di scrofe riproduttrici, generano ogni anno tredicimila suinetti cresciuti per nove mesi, poi inseriti nella filiera Dop del prosciutto di Parma. "Li curiamo nei nostri allevamenti secondo il disciplinare della Dop, con disposizioni e controlli molto rigorosi", spiega Andrea, 52 anni, alla guida dell’azienda di famiglia insieme al fratello Roberto e al padre Goliardo che l’ha fondata nel 1964 e, nonostante i suoi 84 anni, ogni giorno è alla scrivania dell’ufficio. Le montagne russe dei rincari delle materie prime, tra effetto guerra e post-pandemia, fanno lievitare pure i costi di produzione per ogni suino "di circa il 60-70 euro e il paradosso è che a seconda delle oscillazioni del mercato, ci sono giorni in cui si lavora a rimessa". Nel mangimificio i conti da far quadrare sono quelli delle materie prime. "Il mais è passato da 18 a circa 42 euro al quintale, la farina di soia da 30 a 64 euro al quintale e l’orzo è salito da 17 a 40 euro" scandisce Andrea "ma i costi schizzati alle stelle di cereali e farine creano difficoltà a tutti, perché dal mangimificio si riflette sugli allevatori. Un quintale di prodotto per gli animali costa il doppio rispetto a qualche mese fa e a questo vanno aggiunte le tariffe dell’energia elettrica e del metano. In sostanza, oggi un allevatore si ritrova pagare materie prime raddoppiate e di conseguenza i mangimi, oltre a un 30 per cento in più di costi di produzione", sottolinea Andrea. Un effetto domino che non risparmia chi va ad acquistare la carne: "Il prezzo al banco è già salito e la tendenza previsionale indica un ulteriore aumento". Stringe i denti anche Nicola Fierli, 32 anni, giovane allevatore di razza Chianina nell’azienda di famiglia alle porte di Foiano: "Noi facciamo la filiera completa, dalla terra al piatto. Teniamo duro e possiamo contare sul fatto che alleviamo gli animali, duecento capi di Chianina e trecento suini tra esemplari di cinta senese, grigio senese allo stato brado, nei cento ettari di pascoli recintati delle nostre proprietà tra la Valdichiana aretina e senese. Tuttavia, con la situazione generale che si è venuta a creare, dovremo pensare a rimodulare la gestione aziendale fino a quando il problema dei rincari non sarà risolto. In altre parole, dovrò pensare a una riduzione delle nascite, in modo da riuscire ad allevare gli animali con i nostri mangimi. Una strategia finalizzata a contenere al massimo i costi".