"Mai sconti: ha ucciso due volte". Killer di Sara, la rabbia della famiglia. Lo sfogo dello zio in difesa dei nipoti

I legali di Jawad Hicham presentano appello: chiedono una riduzione di pena dopo l’ergastolo. Alessandro Ruschi: "I ragazzi ora hanno ritrovato il sorriso, non possono tornare a quell’orrore" .

"Mai sconti: ha ucciso due volte". Killer di Sara, la rabbia della famiglia. Lo sfogo dello zio in difesa dei nipoti

"Mai sconti: ha ucciso due volte". Killer di Sara, la rabbia della famiglia. Lo sfogo dello zio in difesa dei nipoti

"Ventitrè coltellate a Sara, tre a Brunetta, due figli rimasti senza madre, famiglie distrutte. Come possiamo perdonare? Come possiamo accettare solo l’idea che l’assassino abbia uno sconto di pena? É la legge, sì, ma questa non è giustizia".

La rabbia col tempo sedimenta eppure le ferite non ce la fanno a cicatrizzare. Non ancora, non ora. Alessandro Ruschi, ha perso la sorella uccisa dal compagno in una notte di follia, aprile di un anno fa, nell’appartamento al terzo piano che guarda Porta San Lorentino e i tetti del quartiere della Chimera.

Jawad Hicam, in carcere per il duplice femminicidio della compagna Sara Ruschi, 35 anni, e della madre Brunetta Ridolfi, ha deciso di ricorrere in appello e puntare su una riduzione di pena. Per spezzare l’ergastolo, la condanna che lo inchioda a una cella dove è scritto "fine pena mai". È la mossa dell’avvocato della difesa Fiorella Bennati, che riapre il caso con il ricorso al secondo grado di giudizio.

"Sapevamo che lo avrebbe fatto, ma noi ci opporremo con tutte le nostre forze. Lo facciamo per i ragazzi che stanno ricominciando a vivere e non possono tornare all’orrore del passato". Alessandro ha perso la sorella, nella mattanza in quella camera da letto dove Sara teneva accanto a sè la figlia di due anni. Che ha visto, pur inconsapevole. Da quella notte maledetta è lui a prendersi cura della bimba, che ora ha tre anni, e del fratello. Un ragazzo di 16 anni che quella notte è diventato uomo, o forse lo era già negli anni, tutti in salita, di una convivenza difficile, con un padre assente e la madre costretta a tirare avanti per tutta la famiglia. Ha praticato il massaggio cardiaco alla madre agonizzante, ha chiamato il 118 e portato in salvo la sorella. Adolescenza senza sorrisi o parole, quelle preziose di un padre, per lui che a maggio avrà 18 anni e in questi mesi sta ricostruendo identità e futuro. "Per noi, quell’uomo non esiste più. I figli non lo hanno mai chiamato babbo e non ne vogliono sapere. Perfino nell’aula del tribunale non ha mai guardato negli occhi suo figlio. E pensare che Sara e Brunetta lo hanno tolto dalla strada, anzi da un vagone ferroviario dove dormiva, gli hanno dato una casa e una famiglia...", ripete Alessandro con il tono fermo di chi si è rimboccato le maniche insieme alla moglie e al padre, Enzo Ruschi, per tenere insieme quello che un coltello ha cancellato in una notte di sangue. È una ricostruzione lenta, faticosa, ma è l’unica strada possibile per custodire la speranza e provare a ricominciare.

"Lo facciamo per i ragazzi, loro sono l’unica priorità per tutti noi". Il nonno, ma anche le sorelle della moglie, Brunetta, che non ha mai lasciato un momento Sara, seguendola nella gestione dei figli e dedicando giorni e notti a quella famiglia così fragile. Che lei tentava di proteggere aiutando Sara a tenerla in piedi anche quando vacillava.

Ora "i ragazzi sono sereni, ora sorridono. Quando sono arrivati da noi erano cupi, nei loro occhi si leggeva una tristezza profonda, come se a loro non fosse concesso di essere persone normali, come tutti i ragazzi e i bambini della loro età", racconta Alessandro. Oggi il nipote ha "ripreso in mano la sua vita: ha nuovi amici coi quali esce per il piacere di condividere l’amicizia, mentre prima usciva solo per allontanarsi da quella casa e da quel clima. Frequenta il Professionale e a scuola ha recuperato l’equilibrio nel rendimento e l’amore per lo studio; i professori sono molto contenti. Lavora per alcune ore in un’officina dove è apprezzato da tutti, sta imparando un mestiere e a gestire in autonomia i compensi, costruendo una stabilità economica che gli consentirà di proseguire gli studi dopo il diploma o di investire in un lavoro".

La sorellina "ha ritrovato la serenità di una bambina che ha bisogno del calore e della sicurezza di una famiglia. Perchè dovrebbero tornare indietro? Noi siamo tutti uniti e determinati a condurre fino in fondo la nostra battaglia di giustizia. Per noi e per i suoi figli, Jawad non esiste più".