LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Influenza e raffreddore, scatta l’allarme Long Cold: cos’è e quali sono i sintomi

Un inverno anomalo lascia il segno nelle corsie. "Effetti gravi su pazienti asmatici, anche giovani". Aumenta la circolazione delle infezioni virali. Tra le cause del contagio l’abbandono

Arezzo, 21 gennaio 2024 – Nel maledetto inverno dei virus nella top ten dominata dall’influenza, con il Covid che qui sta arretrando, si aggiunge un altro nome: Long Cold. Mutuato dal Long Covid, ovvero la sindrome che resta per un tempo prolungato dopo l’infezione virale, è una patologia che sta colpendo duro anche dalle nostre parti. Lo "legge" con il filtro del mestiere e la pratica clinica nel reparto del San Donato, Raffaele Scala, primario di Pneumologia e Utip che ogni giorno ingaggia la battaglia con gli effetti più gravi delle infezioni virali.

Dottor Scala, cosa è il Long Cold?

"Per quello che risulta è un termine preso in prestito dal long Covid, ovvero una sindrome di diversa gravità che incide circa per il 10 per cento su chi ha sviluppato il Covid".

Perché sta correndo?

"A differenza degli altri anni, questo inverno registra una circolazione molto intensa di numerosi virus. Il principale, resta l’influenza che ancora imperversa anche se nel nostro territorio sembra aver superato il picco e dunque avviarsi a una fase discendente del contagio. È l’effetto di quella che si può definire la congiura dei virus che si diffondono sia per le caratteristiche epidemiologiche ma anche per una certa stanchezza delle persone all’utilizzo dei dispositivi di protezione. E la mancanza di una protezione corretta, può contribuire alla circolazione di varianti più aggressive dei virus".

Quali sono i sintomi?

"La caratteristica del Long Cold è la persistenza di sintomi da raffreddamento dopo un episodio infettivo di origine virale, come ad esempio l’influenza. Quello che ancora non è chiaro, è la ragione di questa persistenza che si protrae nel tempo, tra le 4 e in alcuni casi, fino a 8 settimane. Non è chiaro se il virus resta all’interno della mucosa nasale e le vie aeree pur non determinando problemi di polmoniti, oppure se possono essere meccanismi autoimmunitari che restano attivati anche senza la presenza del virus.

Ci sono casi nel suo reparto?

"Non di Long Cold perché non arrivano al ricovero. Tuttavia, almeno un paziente su quattro di quelli che vengono in pneumologia per una visita o un controllo dopo un problema di bronchite, rimane con questi sintomi. Si può ipotizzare una percentuale del 25-30% dei pazienti che vengono in reparto.

I casi più gravi che sta seguendo?

"In pneumologia abbiamo ricoverato un giovane asmatico e per questi pazienti la soglia di attenzione è molto alta rispetto all’aggressività del virus. In Utip abbiamo una paziente con influenza e abbassamento dei livelli di ossigeno".

È finito anche lei nel mirino della congiura dei virus, long covid compreso?

"Esattamente. Io ho iniziato con un disturbo intestinale cui ha fatto seguito la sintomatologia da raffreddamento che non mi ha mollato per una ventina di giorni. Ripeto il mio appello".

Quale?

"Le mascherine e i dispositivi di sicurezza vanno utilizzati e non lasciati nel cassetto. E’ consigliato ricorrervi in ambienti al chiuso e affollati. Ieri ero in treno e le persone intorno a me nello scompartimento non avevano mascherine - io la indossavo rigorosamente - e starnutivano e tossivano senza alcun problema di diffondere virus. Altra regola da rispettare è la vaccinazione, che molti hanno fatto in ritardo ma che in generale non ha dato i numeri sperati per una copertura capillare necessaria a fare da diga al contagio".