CLAUDIO
Cronaca

L’odissea di uno scienziato. Boschi, il signore dei terremoti finito sotto accusa per L’Aquila. Ora dedichiamogli una strada

Il sismologo di fama internazionale inventò e guidò l’Istituto di geofisica e vulcanologia. Per le scosse del 2009 in Abruzzo fu condannato e poi assolto: ripariamo alla malagiustizia.

L’odissea di uno scienziato. Boschi, il signore dei terremoti finito sotto accusa per L’Aquila. Ora dedichiamogli una strada

L’odissea di uno scienziato. Boschi, il signore dei terremoti finito sotto accusa per L’Aquila. Ora dedichiamogli una strada

Santori

I casi di persone ingiustamente condannate sono, in questi ultimi quarant’anni, più di 200. Succede per superficialità nelle indagini, insabbiamenti, depistaggi, calunnie, intercettazioni trascritte male e mai controllate per il pressappochismo del magistrato che vuole chiudere il caso. Sono sbrigativamente liquidati come errori giudiziari ma per le vittime hanno effetti devastanti e creano traumi psicologici insuperabili per le persone comuni e più ancora quando distruggono la credibilità e l’onorabilità (e di conseguenza la carriera) di personaggi della cultura, dello spettacolo e della scienza, come appunto nel caso di uno scienziato aretino doc (in un’intervista disse: "Sono aretino dentro, anche se vivo altrove") che era divenuto nel suo campo un’indiscussa autorità a livello internazionale: il sismologo aretino Enzo Boschi.

È ancora fresca la notizia della fine di un incubo per Beniamino Zuncheddu, riconosciuto innocente dopo 33 anni di carcere. Era condannato all’ergastolo per un triplice omicidio al quale era completamente estraneo. E non si può fare a meno di ricordare altri che hanno subito l’orrore di sentirsi condannare al carcere per colpe non commesse, per poi essere riconosciuti innocenti, da Enzo Tortora a Lelio Luttazzi; dall’imitatore Gigi Sabani allo scrittore Massimo Carlotto (accusato ingiustamente nel 1983 di aver massacrato una ragazza e scagionato nel 2007). Senza contare il muratore Giuseppe Gulotta che si è fatto 22 anni di carcere con l’accusa di avere ucciso due carabinieri e quel Gino Girolimoni, cognome che è diventato sinonimo di depravazione nell’immaginario collettivo, anche dopo essere stato scagionato.

Enzo Boschi era nato ad Arezzo il 27 febbraio 1942, dopo gli studi al liceo scientifico Redi (dei suoi professori ricordava con venerazione solo Alberto Fatucchi) il Boschi si laureò in fisica all’Università di Bologna. Dopo aver proseguito gli studi in Inghilterra (a Cambridge), in Francia (a Parigi), e negli Usa (a Pasadena e Harvard) nel 1975 ebbe la cattedra di sismologia a Bologna, dove aveva studiato. Il cursus honorum è impressionante: dal 1982 socio dei Lincei; nel 1988 presidente della commissione per la prevenzione dei disastri naturali; fino a presidente dell’Ing (Istituto nazionale di geofisica) dal 1983, nel 1999, ormai scienziato di fama internazionale, in pratica fondò il nuovo ente Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e ne tenne la presidenza fino al 2011, quando la ministra Gelmini lo sostituì col suo allievo Domenico Giardini. Qui iniziò un incubo, per lo scienziato aretino perché a seguito del terremoto dell’Aquila, già nel 2010, ultimo anno della sua presidenza dell’Ingv, era iniziato il processo che lo vedeva indagato, e successivamente condannato a 6 anni di carcere "per non aver comunicato bene il rischio sismico cui erano sottoposti gli abitanti dell’Aquila".

La sentenza kafkiana di un processo che fece ridere il mondo per l’assurdità dell’accusa e della condanna. Tanto più che nel 1985 il Boschi era stato criticato per il motivo opposto: quando temette, sulla base di serie analisi storico-statistiche, un terremoto in Garfagnana, che non si verificò e fu indagato per “procurato allarme” il ministro pro tempore della Protezione civile Giuseppe Zamberletti che aveva proclamato lo stato d’emergenza per dieci comuni della zona e disposto lo spostamento di migliaia di sfollati. Roba da ridere, se non fosse da piangere. Il Boschi rimase sulla graticola fino al 2015 quando la Cassazione sentenziò in maniera definitiva con formula piena che era stato un abbaglio, appunto un errore giudiziario e che il fatto non sussisteva.

Ormai una vita intera di studi brillantissimi e di lavoro intenso era stroncata: l’uomo che vestiva Caraceni e portava cravatte di Marinella (nascondendo con elegante disinvoltura il braccio destro rimasto danneggiato per una caduta in Lambretta ai tempi del liceo), era finito e la morte gli dette la pace tre anni dopo, a 76 anni (e non escluderei un effetto psicosomatico dovuto al turbamento e alla sofferenza).

Questa vicenda stigmatizza la deriva antiscientifica in cui è precipitato il paese che fu di Galileo. Ogni volta che c’è un evento estremo (alluvioni, terremoti, uragani) si cerca qualcuno da dare in pasto al popolo inferocito e si processano sindaci, meteorologi, presidenti di provincia e giù giù perfino cantonieri, stradini, manutentori del verde, addetti all’allerta meteo e chi più ne ha più ne metta.

La ricerca del capro espiatorio è un’arte raffinata e molto diffusa: la colonna infame incombe dappertutto. Sarebbe l’ora che Arezzo dedicasse una strada a Enzo Boschi.