Lo Showboat di Giovanni Frangi approda ad Arezzo, l’esposizione

La mostra "Le mille vite di Showboat" a Arezzo presenta le opere di Giovanni Frangi, esplorando la sua sperimentazione grafica e la creazione di scenografie suggestive. Curata da Giovanni Agosti, l'esposizione offre un viaggio non lineare attraverso la produzione dell'artista milanese.

Lo Showboat di Giovanni Frangi approda ad Arezzo, l’esposizione

Lo Showboat di Giovanni Frangi approda ad Arezzo, l’esposizione

Nell’ambito del progetto Galleria Aperta, a cura di Alessandro Sarteanesi e Marco Pierini, organizzato dalla Fondazione Guido d’Arezzo e dall’associazione culturale Le Nuove Stanze e Magonza, con il patrocinio del Ministero della Cultura, la città di Arezzo ospita fino al 2 giugno la mostra Giovanni Frangi. Le mille vite di Showboat, a cura di Giovanni Agosti. "Lungo i grandi fiumi degli Stati Uniti" scrive Giovanni Agosti "nella seconda metà dell’Ottocento e ancora nel primo tratto del secolo successivo, navigavano dei battelli a vapore sui quali si svolgevano spettacoli di varietà: erano gli showboat. Lo Showboat di Giovanni Frangi, un artista milanese del 1959, stavolta approda ad Arezzo, dopo avere attraccato al Castello Sforzesco di Milano nella primavera dell’altr’anno. E si riformula e si rimodella per l’occasione: ecco perché si chiama Le mille vite di Showboat la mostra costruita ad hoc per gli spazi della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo. Per comprenderla meglio nei suoi sensi riposti sarebbe utile dotarsi dei due volumi l’Andata e il Ritorno comparsi nella collana "Le lucciole" dell’editore Magonza: per goderla potrebbe bastare una passeggiata per le sale. Quali sono le attrazioni di questo varietà, dove opere nuove e vecchie sono messe insieme fino a fare perdere il senso di una cronologia lineare, nonostante le predilezioni storiche del curatore, che di mestiere fa l’insegnante? Una scelta di incisioni, di grande formato, scalate nel corso di un ventennio, che danno conto della predilezione di Frangi per le sperimentazioni in campo grafico, condotte con l’ausilio della stamperia Albicocco di Udine; un paesaggio di apparecchi televisivi che tra pallet e sculture in gomma piuma, reduci dal mitico Nobu at Elba di Villa Panza (2004), aspirano a configurare una scenografia per uno spettacolo, magari lirico: I Sarteanesi; uno stendardo che oscilla all’aria e guarda da su i lavori del più anziano collega Sergio Lombardo.