L’amore di un’estate, l’amicizia di una vita

Ramiro e Luisa si incrociano in Serbia nel 1976: per anni si scrivono dalla Spagna a Venezia, tentando di resistere alla distanza

di Alberto Pierini

"Vorrei averti qui altri 10 giorni e dopo sentire sempre la tua mancanza fino alla prossima volta". Ramiro e Luisa, come mille innamorati persi sparsi per il mondo, rimpiangono i loro giorni perduti a rincorrere il vento. Lui spagnolo, lei veneziana, la loro estate della memoria è quella del 1976. Tutti e due in trasferta a inseguire il sogno della medicina. Ma l’amore che viene, e purtroppo anche quello che va, ti trova ovunque tu sia. Nel loro caso a Niš, metropoli serba: grandi industrie meccaniche, elettroniche e del tabacco in periferia, l’università al centro. Tuttora dieci facoltà e quasi quindicimila studenti. In quell’estate del 1967 due erano loro, Ramiro De La Llana e Luisa Pistollato.

Lui lo sguardo da conquistatore spagnolo, lei la dolcezza infinita dei lineamenti. Si incrociano nelle aule, nei laboratori. E si innamorano. Un’estate ma di quelle che nella memoria diventano una vita. Specie se i mesi dopo scorrono a scrivere le lettere che oggi nessuno scrive più.

"Il mio unico problema è che adesso between tu e io sono 1000 kms, e questo non me piace. Te l’abeba deto n’el treno che noi portaba verso Pristina: “si tu fueses española…” ma tu non vives qui e noi debemo aber resignatione de parlare solo per lettera". Ramiro parla con uno spagnolo italianizzato irresistibile ma che acuisce la nostalgia che scorre, riga dopo riga.

Che si scambiano per anni, come se quella vacanza studio a Niš non fosse mai finita. Lui diventa cardiochirurgo, lei neurologa: i loro percorsi professionali coronano i sogni di quella estate, la loro relazione no. Perché l’estate finisce, come quella che a Pieve incornicia il Premio Diari, e la lontananza è più forte di qualunque sentimento. E così a poco a poco l’amore che viene lascia il posto a qualcosa di più profondo, ad una vicinanza di spiriti affini che resiste al tempo. "Quando tu dici che tu credi nella possibilità (1%) d’abere un seguido, io dico di sì!!! non è tropo parlare per lettera ma chi sa si un giorno, io o tu...".

Il legame delle estati perdute fluisce nelle loro lettere, sullo sfondo cresce l’angoscia della fine. "Caro – riparte lei – ti scrivo perché ho bisogno di dirti che oggi ho sentito in modo particolare la tua mancanza. Oggi era domenica e sono stata a Venezia, da sola e così ho notato ancora di più le coppie di turisti che camminavano guardando i monumenti e girando per le strade. Naturalmente sarei partita subito all’avventura magari per visitare Madrid. Invece sono “partita” solo verso i ricordi di quel famoso mese di agosto".

E’ l’isola che nessuno porterà loro via e che coltivano, con tenacia, lettera dopo lettera. Il ricorso si incrocia al progetto, quello più grande, rivedersi. "Non credo che abbiamo bisogno di parlare ancora del viaggio. Sai che per me la cosa migliore sarebbe venire a prenderti in aeroporto il giorno 8 o 9. Averti qui 10 giorni e dopo sentire la tua mancanza fino alla prossima volta".

Perfino l’incontro si carica nelle attese dell’ennesimo strappo. "Pensavo, prima di partire, a come sarebbe stato il nostro nuovo addio". Ti amo e addio diventano le parole del quotidiano, nelle lettere che si inseguono da Venezia alla Spagna. Fra viaggi, telefonate e lettere affettuose. "Hola preciosa, Ciao piccolo". Tutti e due prendono altre strade, trovano altri amori, si sposano, hanno figli. Ma quel filo sottilissimo e invisibile li continua ad unire. Oltre i confini dell’amore che viene o che va. Oltre il ricordo della loro estate.