
Fimer al tavolo del ministero. Valerio Fabiani, consigliere del governatore Giani per il lavoro e le crisi aziendali, fa la spola tra Firenze e Terranuova. L’obiettivo è portare la vertenza a Roma, al ministero delle Imprese e del Made in Italy. "Ho trasmesso le informazioni necessarie sulla situazione e chiesto di valutare l’opportunità di di attivare un tavolo nazionale, considerando che coinvolge due stabilimenti in due regioni diverse e riguarda il futuro di circa quattrocento dipendenti". Il senso dell’iniziativa è accendere il faro del governo sullo stabilimento leader negli inverter fotovoltaici in modo da far sentire il "pressing" delle istituzioni sulla proproprietà che dopo la rinuncia al concordato, dovrà dimostrare la continuità produttiva per evitare il peggio. "Sono due anni che seguiamo la vicenda, abbiamo incontrato tanti amministratori nominati e poi sostituiti, altrettanti potenziali investitori pronti a entrare e poi svaniti. Due anni nei quali è andato in scena lo stesso copione", spiega Fabiani. Scandisce la domanda che tutti, nella fabbrica occupata e davanti ai cancelli, si fanno in queste ore: "Che intende fare l’azienda? Il punto è capire le intenzioni della proprietà".
Il ruolo della Regione è tangibile. "In questi due anni abbiamo messo in campo tutta la disponibilità e la pazienza del mondo. Tuttavia, se l’investitore non arriva mai perchè quello che ci viene presentato come la soluzione il giorno dopo diventa il problema, cosa possiamo fare? Continueremo a seguire la vicenda, io ho contatti quotidiani per trovare una soluzione, eppure mi sembra che ciò che viene prospettato al momento dall’azienda non sia calzante con la realtà. Diciamo che siamo nella dimensione dell’irrealtà".
E ora cosa succede? "Continueremo con l’assemblea permanente, in attesa di capire cosa accadrà nei prossimi giorni. E’ anche difficile fare ipotesi, perché questa è una vertenza anomala dove di logico non c’è niente", spiega Ilaria Paoletti della Fim Cisl. Il presidio all’interno della fabbrica continuerà fino a quando non arriveranno notizie positive. Certo, i rischi di un’amministrazione straordinaria o, peggio ancora, di un fallimento, ci sono, anche se da Vimercate precisano che Fimer metterà in atto "tutto ciò che è nelle sue possibilità per mantenere la continuità delle operazioni". Ma è una corsa contro il tempo. "Questo è uno stabilimento che avrebbe tutte le potenzialità per ripartire. Ci sono le professionalità, gli ordini, i clienti e i fornitori. E il segnale che hanno dato i lavoratori è esplicito. Se scelgono che l’attività non debba andare avanti, dimostrano che, o si fa l’interesse collettivo, o sono loro stessi a definire il destino di questa azienda", incalza Paoloetti che ai vertici Fimer rilancia la richiesta dei sindacati: "Tornino sui propri passi e comprendano che c’è solo una via da percorrere per far ripartire lo stabilimento. Trovare qualcuno che inietti liquidità".
Lucia Bigozzi
Marco Corsi