REDAZIONE AREZZO

La prima vittima del 1966. Una cerimonia per Maggi

I Comuni di Castel San Niccolò e Firenze insieme nel ricordo dell’operaio. La vittoria della figlia dopo anni di battaglie legali per il riconoscimento.

La prima vittima del 1966. Una cerimonia per Maggi

CASTEL SAN NICCOLÒ

L’omaggio del Comune di San Niccolò alla tomba dell’operaio e concittadino Mario Maggi, dopo 57 anni riconosciuto dal Ministro dell’Interno prima vittima dell’Alluvione di Firenze del 1966. Per l’amministrazione si tratta di un appuntamento dal grande significato quello in programma stamani dalle 10,30 al cimitero comunale Strada in Chianti. L’iniziativa è stata organizzata col Comune di Firenze e l’occasione servirà per deporre una corona insieme agli interventi delle numerose personalità presenti; tra queste il prefetto di Arezzo Maddalena De Luca, il sindaco di Castel San Niccolò Antonio Fani, il primo cittadino di Firenze Dario Nardella, il presidente del consiglio comunale di Firenze Luca Milani, il vescovo Emerito di Fiesole Mario Meini, il presidente di Firenze Promuove Franco Mariani e i familiari di Maggi. Un’ora dopo, alle 11,30, è prevista la messa al monumento.

Solo da pochi giorni si è stabilito che le vittime ufficiali dell’alluvione di Firenze del 1966 non sono più 35, ma 36: al numero 11 dell’ordine alfabetico, ora infatti c’è il nome di Mario Maggi. Aveva 44 anni, padre di 4 figli tra i 21 e i 5 anni, cittadino di Castel San Niccolò. Era a Firenze quella notte per lavoro, ucciso nel suo furgone travolto da una frana sulla Bolognese, all’altezza de la Lastra. La figlia Lina, che in questi anni ha lottato per ottenere il riconoscimento del motivo della morte del padre, ha ricevuto la notizia del riconoscimento ufficiale dal Ministero degli interni.

"Ho provato una grande commozione – ha detto – Sono corsa sulla tomba di mio padre, che si trova nel cimitero a 100 metri da casa mia a Castel San Niccolò, e gli ho detto: ’Ce l’abbiamo fatta’. Con lui riposa mia sorella maggiore e poco più in là c’è la tomba di mamma. Tanti tentativi di sapere come fosse morto babbo, sono andati a vuoto – ha raccontato nei giorni scorsi – Spesso ho pensato di demordere. Finchè ho conosciuto Franco Mariani, presidente dell’associazione Firenze Promuove e profondo conoscitore della storia dell’alluvione. Abbiamo combattuto insieme, mi ha spronato ad andare avanti".