
Sullo sfondo di una ricostruzione da ieri più travagliata del "sabato nero" della Cadorna, l’undicenne coinvolta in prima battuta e poi finita in ospedale prova a ritrovarsi. Un percorso lungo, lo ha sempre definito la mamma, e con tanti passi indietro rispetto ai pochi passi avanti.
"Le novità non fanno che aumentarne l’angoscia" spiega, cercando un angolo della casa dal quale non essere sentita dalla figlia.
Il quadro rispetto al racconto di altri ragazzi o altre ragazzine coinvolte lo raccontiamo sopra.
Ma con una sottolineatura forte. "In tutta quella ricostruzione, che secondo me non regge alla luce dei video e di cosa abbiamo visto, ci sono due elementi che mancano sicuramente. Uno è la benché minima richiesta di quali siano le condizioni di mia figlia dopo quello che è successo. L’altro sono le scuse che pure qualcuno dovrebbe farle".
La linea resta quella del primo momento: proteggerla da tutti e da tutto, evitare nuovi contraccolpi. Tra l’altro anche tenendola lontana dal cellulare, nel rischio che possa arrivare qualcosa in grado di incrinarne le poche sicurezze di questo periodo.
Un cammino verso il ritorno alla normalità che potrebbe trovare una grande spinta dalla scuola: perché a 11 anni, ma anche a 12 o a 14, la classe, gli amici, i libri sono compagni di strada senza pari. E ieri un passo lo ha fatto.
"E’ stato – ci conferma la mamma – il primo giorno di didattica a distanza. Due ore, non di più, ma almeno è stato come tornare con i suoi compagni".
Compagni che non le hanno fatto mancare il loro appoggio. Appena la telecamera l’ha inquadrata hanno cominciato a festeggiarla, sia pur a distanza: applausi, sorrisi, il calore che solo i bambini sanno trasmettere incrinando la freddezza di uno schermo. "In tanti si erano fatti avanti per venirla a trovare o rivederla: purtroppo chi ci segue spiega che è ancora prematuro. Ma è un calore del quale ha comunque bisogno".