
Rissa in Guido Monaco
Arezzo, 8 giugno 2020 - E’ stata una rissa da saloon, con tavolini e sedie che volavano in piena piazza Guido Monaco, originata dal più banale dei motivi, un video con lo smartphone sgradito a chi veniva ripreso. Ma proprio per questo, per la futilità delle cause, è un’altra spia d’allarme che si accende sull’ex salotto buono del centro che da anni oscilla pericolosamente fra degrado e silenzio, senza ritrovare mai quell’equilibrio che era stato pensato per la rotonda cuore del boulevard ottocentesco più caratteristico di Arezzo, un segno della grandeur (nel senso proprio, è ispirata all’Etoile parigina) della classe dirigente post-risorgimentale che l’aveva concepita e realizzata.
La cronaca innanzitutto per un episodio che ha gettato un’ombra pesante sulla movida del sabato, col fuggi fuggi, le volanti della polizia, la folla assiepata a vedere come va a finire. Comincia tutto con la lite fra una magrebina e un altro della stessa etnia: affari sporchi? Vai a capire. Fatto sta che i due urlano e gesticolano i colori mentre la gente ai tavolini li guarda.
Tra gli altri una signora, pare fiorentina, che sta facendo una videochiamata e che gira il cellulare per mostrare la rissa in diretta. Non l’avesse mai fatto: subito altri due magrebini, amici della prima, le piombano addosso. Certa gente non ama vedersi ripresa e non è nemmeno la prima volta che succede. Già a più riprese sono stati minacciati cameramen professionisti, fotografi e persino residenti, come la regista Francesca Montaini, che a Campo di Marte si vide addirittura tagliate le gomme per vendetta.
Fatto sta che il marito difende la moglie e cominciano a volare calci e pugni, insieme a sedie e tavolini che planano pericolosamente ad altezza d’uomo. Risultato: cinque in questura, tre accusati di rissa, fra cui il marito manesco, che finisce malamente la sua serata aretina. Niente se non fosse che di scazzottate in quel pezzo di rotonda c’è quasi la tradizione.
Molti ricorderanno quando, qualche anno fa, davanti allo stesso locale (che non c’entra niente, mica può scegliersi i clienti) ci fu un altro scontro etnico con tavolini e seggiole usati come armi. Allora era quasi una consuetudine, poi la piazza si era calmata. Salvo infiammarsi di nuovo una decina di giorni fa con la spedizione punitiva contro un tunisino reo di un complimento di troppo contro la donna di un altro.
Che la rotonda sia mal frequentata, del resto, è un problema annoso: vagabondi (innocui), piccolo spaccio, ricettazione di infimo ordine, con una rete di personaggi equivoci, soprattutto di immigrazione, che ha occupato manu militari anche la vicina galleria, ormai ridotta a deserto. Brutta caduta rispetto a quando la piazza era il ritrovo della borghesia cittadina. I titolari dei locali alzano le mani: da un lato gli affari della movida sono tornati relativamente floridi, dall’altro devono stare in guardia contro i loro stessi clienti.
Mi viene voglia di gettare la spugna, confida uno di loro. Dire che proprio il piano di allargamento sul suolo pubblico (gratis) deciso per attutire gli effetti della crisi Covid potrebbe contribuire al rilancio di questa piazza dai contorni ambigui. Sono almeno due i locali che hanno chiesto di allargarsi negli spicchi interni.
Come era ai tempi dei bar che la rotonda, ancora polverosa del breccino dei giardini, la occupavano quasi per intero e di notte come di giorno non c’era la sensazione di degrado attuale. Ora buio e silenzio di notte, caos e risse con la bella stagione. Il destino di una piazza in cerca d’autore, come i personaggi di Pirandello.