Ancora l’ombra lunga de l’‘ndrangheta nell’Aretino. Questa volta infiltrazioni della mafia calabrese sono state scoperte nella raccolta delle scommesse online. Quindici terreni in provincia di Arezzo e l’intero compendio aziendale di una ditta individuale e due società operanti nel settore della gestione e manutenzione degli apparecchi da gioco cono stati confiscati all’imprenditore di Gioia Tauro, Santo Furfaro, di 58 anni, con radicati interessi nel centro Italia, attivo nel settore dei giochi e delle scommesse on line, imputato nel processo "Galassia" nato da un’inchiesta della Guardia di finanza con il supporto dello Scico. Un’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha sgominato un sofisticato e remunerativo sistema criminale, finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, attraverso importanti bookmakers esteri aventi sede in Austria e Malta, che avrebbero operato in rapporto sinallagmatico con la ‘ndrangheta. I beni del valore di 700 mila euro, tra cui i terreni nell’aretino, erano stati sequestrati nel gennaio 2023. In relazione all’associazione a delinquere, Furfaro oggi è sotto processo perché, secondo l’accusa, avrebbe svolto il ruolo di promotore ed organizzatore del sistema illecito di raccolta delle scommesse. Stando alle indagini, l’organizzazione criminale avrebbe offerto una sorta di "protezione ambientale" all’impresa di gaming, consentendo l’espansione sul territorio di punti di distribuzione e garantendo, con l’intimidazione, il recupero dei crediti di gioco. La stessa organizzazione avrebbe ottenuto una contropartita monetaria, infiltrandosi nelle imprese, godendo di un canale privilegiato per la ripulitura del denaro sporco, lucrando sugli utili e inserendo propri esponenti nella rete commerciale territoriale. Per la Procura, anche dopo l’adozione dei primi provvedimenti giudiziari a suo carico, l’imprenditore avrebbe continuato a svolgere la propria attività imprenditoriale nel settore delle scommesse on line, rigenerandosi dal punto di vista imprenditoriale attraverso la costituzione di nuove entità giuridiche a nome di famigliari.Furfaro, secondo l’accusa, avrebbe continuato ad intrattenere rapporti commerciali, traendone profitti, con le società oggi confiscate. Gli accertamenti hanno consentito di rilevare come l’imprenditore, senza disporre di idonee lecite risorse finanziarie, avesse effettuato rilevanti acquisizioni immobiliari.
Gaia Papi