REDAZIONE AREZZO

La mappa dei rifugi. Dall’ex Konz al Pionta. Vite sospese tra le stanze dei palazzi fantasma

I sopralluoghi della polizia municipale ricostruiscono i movimenti. Sono una trentina i clochard che scelgono la vita di strada. Soste temporanee in un continuo migrare, dalla periferia al centro .

I sopralluoghi della polizia municipale ricostruiscono i movimenti. Sono una trentina i clochard che scelgono la vita di strada. Soste temporanee in un continuo migrare, dalla periferia al centro .

I sopralluoghi della polizia municipale ricostruiscono i movimenti. Sono una trentina i clochard che scelgono la vita di strada. Soste temporanee in un continuo migrare, dalla periferia al centro .

Vite ai margini, randagie. C’è un filo che lega i punti e serve a disegnare il cammino dei senza tetto. Sono una trentina le persone che abitano la strada, gli angoli più nascosti. Con un “codice” che cambia a seconda delle stagioni. In inverno i luoghi chiusi, ma d’estate un giaciglio capita anche sotto un albero. Non c’è niente di definito nel girovagare dei senza tetto e i luoghi, di volta in volta, diventano ripari per pochi giorni, non presidi fissi dove fermarsi. Tuttavia le tappe di questo cammino in città e in periferia sono mappate dal monitoraggio della polizia municipale, polizia e carabineri, dagli operatori della rete socio-sanitaria che segue i clochard.

Difficile stabilire un numero: l’unico dato monitorato oscilla tra venti e trenta senzatetto. Sono persone che rifiutano l’accoglienza nelle strutture dedicate a questo tipo di servizio; persone forse segnate dai rovesci della vita che scelgono di andare avanti senza rete di protezione, magari camminando sull’orlo del precipizio della microcriminalità. È un piccolo mondo che si muove nell’ombra, ben lontano dalla realtà di persone in difficoltà che chiedono aiuto alla Caritas o alle associazioni di volontariato, sempre in prima linea con chi non ce la fa. Chi sono i nuovi poveri? Il rapporto annuale Caritas disegna la mappa delle nuove povertà. Sono state 2.105 le persone prese in carico dai servizi Caritas e oltre 9mila i contatti totali (visivi o telefonici, richieste di aiuto). L’identikit: 33%: sono italiani, 30%: marocchini, 13,2%: rumeni, 9,8%: albanesi. Seguono bengalesi e nigeriani. Gran parte delle persone in difficoltà seguite dalla Caritas, sono donne (55,4%), il 35,7% con figli piccoli per un totale di 1.947 minori. Le problematiche più ricorrenti emerse nel 2023 sono 3.142, e riguardano in media più di una persona: al primo posto ci sono questioni economiche (64%), ma tra i motivi più ricorrenti che stravolgono l’esistenza di uomini e donne c’è la perdita di lavoro (10,7%), e della casa (6%). E ancora: questioni familiari o di salute. Ogni giorno, Caritas interviene anche sul fronte alimentare. Le mense hanno distribuito 23.328 pasti a 140 persone registrate (90 al giorno tra pranzo e cena), ma gli accessi reali sono ben più numerosi. È un altro mondo, un altro piano, diverso da chi sceglie la strada e rifiuta una mano tesa.

Nel mondo dei senza tetto (come accaduto ieri nell’area ex Lebole, tutto è liquido, come gli arrivi e le partenze. Nell’ultimo anno i sopralluoghi della municipale nell’attività di controllo del territorio e sulla scorta delle segnalazioni che arrivano alla centrale operativa, individuano alcune zone dove i senzatetto si ritrovano con maggiore frequenza: l’area ex Lebole (fino a ieri), l’area del mercato ortofrutticolo a Pescaiola. Al filo che lega i luoghi e le storie dei senzatetto, si aggiunge un’altra tappa: nella zona di Saione alcuni clochard, specie in inverno, si fermano per la notte o per un riparo provvisorio.

Uno dei luoghi più battuti resta l’edificio ex Konz, in passato teatro di un incendio che destò non poco allarme in città. E ancora: pochi metri quadrati, a ridosso dell’ex scalo merci, diventano il "quartier generale" di alcuni senza tetto che, soprattutto in passato, facevano tappa per la notte. In molti ricorderanno la piccola tenda piantata per mesi a ridosso del dopolavoro ferroviario. Proprio lì, nello stesso luogo dove Zero ha disegnato un murales: ritrae un clochard che stende le mani sopra un falò acceso per difendersi dal freddo. Alla base della parete, proprio ai piedi delle fiamme disegnate dall’artista, sono stati collocati alcuni pezzi di carbone nero. Un’immagine viva, che colpisce dritto allo stomaco.

Lucia Bigozzi