
La magia degli iris attrae i turisti Profumi e liquori dalle coltivazioni
Le colline di Castelfranco Piandiscò come Castelluccio di Norcia o Colfiorito, un paradiso di colori per gli amanti della natura e della fotografia che accorrono per immortalare il mare viola degli iris. Coltivazione tradizionale dell’altopiano, utilizzato come ingrediente essenziale per profumi e liquori, il giaggiolo sta vivendo una stagione di straordinaria notorietà per la fioritura di fine primavera la cui fama ha ormai varcato i confini della valle. E la grande bellezza sta diventando un volano anche per il turismo e l’economia come ricorda Daniele Vichi, responsabile valdarnese della Confederazione Italiana Agricoltori Arezzo: "Molto richiesta dall’industria, è una coltura che valorizza il territorio dal punto di vista paesaggistico, storico, culturale e sono tante le imprese agrituristiche che la stanno implementando come elemento attrattivo per i visitatori". Tra queste L’Arte di Beppe, agriturismo che lo scorso anno ha conquistato la bandiera verde, il massimo attestato nazionale di Cia per le realtà impegnate a favore dell’agricoltura, dello sviluppo rurale, del patrimonio enogastronomico, del paesaggio e dell’ambiente. "Produciamo iris da sempre – afferma Gabriele Venturi - andando a ricercare per recuperarle aree abbandonate in alta collina". Il giaggiolo per inciso non è facile da tirar su, perché cresce su terreni rocciosi e con pendenze e diverse impossibili da curare con l’impiego di mezzi meccanici e va difeso dall’istrice recintando i campi produttivi.
Occorrono dunque attenzioni particolari oltre ad un’accurata lavorazione manuale per ottenere un prodotto di pregio che ha quotazioni di mercato interessanti, con prezzi superiori a quelli di grano o extravergine d’oliva. "E’ grazie alla coltivazione del giglio blu – ha aggiunto Marco Albertoni, altro produttore della zona - se la nostra attività ha potuto proseguire creando Villa Iris, un agriturismo capace di attrarre ogni anno decine di visitatori". Uno dei tanti tesori da conservare sulle pendici del Pratomagno meta nei giorni scorsi di un gruppo di studenti di Scienze Ambientali e Naturali dell’Università di Siena impegnato nell’attività di riconoscimento della flora di fiumi e torrenti, bioindicatori dello stato di salute del territorio. Tra le piante individuate la Piantaggine palustre, specie rara inclusa nella lista rossa nazionale perché non più ritrovata in Toscana dai primi del ‘900.