
La "dote" di Frate Elia Una reliquia della croce e il saio di San Francesco Quella scheggia di legno
Lucia
Bigozzi
L’ultimo viaggio è nel segno di Francesco d’Assisi. Come è stata tutta la sua vita. L’ultimo viaggio a Cortona. Il bagaglio è fatto di quattro oggetti: un frammento della Croce di Cristo che porta da Costantinopoli, un saio, un cuscino finemente ricamato, l’Evangelistario.
Lui, Elia Coppi, alter ego del poverello e suo primo successore al timone dell’Ordine. Due uomini tanto diversi eppure così uniti, nella fede e nella missione francescana: il Santo di Assisi, un mistico, permeato di spiritualità; Elia un fine politico, architetto, studi giuridici, abilità e visione. Sullo sfondo Cortona, dove frate Elia si rifugia nell’ultimo tempo della vita e qui custodisce la preziosa reliquia della Croce che da otto secoli guida le processioni e rinnova la devozione dei fedeli. Un cammino penitenziale, accompagnato dagli antichissimi simulacri, nella notte del silenzio, della solitudine, della meditazione.
Quella scheggia del Sacro Legno al quale fu inchiodato Cristo è incastonata in una croce di filigrana inserita in una tavoletta di avorio lavorata in entrambe le superfici e ornata da
figure di santi, con due iscrizioni in greco. E’ il reliquario della Croce Santa, risale al decimo secolo ed è conservato all’interno di un tempietto di rara manifattura. Divenuto oggetto di devozione, il reliquiario veniva esposto solo in alcuni momenti dell’anno per la venerazione dei fedeli, fino a quando i cortonesi decisero di impreziosire il manufatto con un tempietto in stile barocco. L’esecuzione è affidata a tre artisti, in tempi diversi: Cesarino di Valeriano, perugino, Girolamo Palei, cortonese e Paolo Tornieri da Roma. Non è un lavoro facile, anzi, attorno alla realizzazione dell’opera, negli anni, si alternano vicissitudini intrighi, contenziosi, contrapposizioni, fino al 1592.
E tuttavia bisognerà aspettare il 1619 per sancire il completamento che avviene con l’ultimo intervento di Bernardino Radi. Solo allora la reliquia della Croce Santa trova la sua collocazione definitiva. Una reliquia che Frate Elia aveva ricevuto nel 1244 dall’imperatore di Costantinopoli Baldovino.
Il francescano era stato inviato in Oriente dall’imperatore Federico II di Svevia come ambasciatore di pace. Un altro snodo nella storia, controversa, di questo frate dal carattere spigoloso e dall’ingegno acutissimo, passato dagli onori di primo successore di Francesco alla guida dell’Ordine - è lui che fa costruire la Basilica di Assisi -, al disdoro della scomunica di cui fu artefice Gregorio IX. Sarà proprio l’estremo provvedimento del Vaticano che lo spinge a consolidare il rapporto con Federico II.
I due si conoscevano già e per i suoi detrattori era motivo di denigrazione davanti al pontefice. L’imperatore gli affida incarichi diplomatici e politici come suo emissario nel mondo allora conosciuto e il frate opera con tenacia e abilità, nel tentativo, mai riuscito, di sanare lo strappo tra Papato e Impero. E Cortona gioca un ruolo di primo piano: è la città dell’incontro tra i due, lì si riannoda il filo della conoscenza. Accade nel 1235.
A Cortona, Elia si è ritirato nella casa fatta costruire e della quale, da architetto, è probabile abbia seguito ogni fase di realizzazione. Esattamente come fece con la Basilica di Assisi e, molto tempo dopo, con la chiesa di San Francesco, a Cortona. La stessa che vedrà la conversione di Margherita da Cortona, terziaria francescana, e i prodigi divini sulla "poverella" di Laviano.
Della dimora di frate Elia, è rimasta traccia in un documento in cartapecora conservato nell’Archivio della Cattedrale. Il filo con l’imperatore si spezza poco prima della sua morte. Elia rientra a Cortona definitivamente e si dedica all’ultimo incarico che sente di dover portare a termine, anche se non riuscirà a vederlo ultimato. È nel progetto della chiesa dedicata a Francesco che spende le energie che gli restano prima della morte, nel 1253. E’ qui che l’alter ego del santo di Assisi, depone e custodisce le preziose reliquie: oltre al frammento della vera Croce, c’è il saio probabilmente appartenuto a Francesco, oggetto di uno studio meticoloso e sottoposto alla prova del carbonio 14 che nel 2007 sciolse gli interrogativi sull’autenticità: quella tela era compatibile con gli anni della vita del santo. Stessi rilievi sul cuscino dove Francesco morente abbandonò il capo e sull’Evangelistario, libro liturgico con i passi del Vangelo.
E’ in questa chiesa che si compie il cammino di Elia e Francesco. Il frate ha ormai superato i settant’anni quando da Roma arriva la riabilitazione del Vaticano, ma lui è impegnato a tirar su la chiesa di Francesco dove lascia una delle sue rarissime firme: un volto di uomo, in un capitello della volta a crociera absidale, proprio sul pilastro che unisce la chiesa al convento di San Francesco.
È il sigillo di un’esperienza totalizzante vissuta accanto al santo "rivoluzionario" tra Assisi e Cortona. I due hanno condiviso giornate intere e lunghi dialoghi nel convento delle Celle. Ancora Cortona a stringere il filo della storia. Sono per Elia le ultime parole di Francesco: "Ti benedico, o figlio, in tutto e per tutto".