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Cronaca

La Corte dei conti stanga medico. "Devo assistere mia madre invalida", ma lavora in privato

La pretesa risarcitoria della Procura regionale, che ammonta a 33.207,82 euro, ha avuto accoglimento per l’intero importo, che dovrà essere corrisposto maggiorato degli interessi, rivalutazioni e spese di giudizio

Corte dei conti

Arezzo, 29 agosto 2014 - IN CONGEDO per assistere l’anziana mamma, in realtà svolgeva attività professionale. Medico condannato per danni erariali. La sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Toscana ha condannato Vito Barbagli, un medico specialista di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Montevarchi, per il danno causato all’ Azienda Sanitaria 8 di Arezzo che, all’insaputa dei raggiri messi in atto dal medico, gli aveva corrisposto indebitamente pagamenti ed oneri contributivi. Il medico aveva chiesto, ed ottenuto, la concessione, in quanto figlio unico e convivente, di un congedo retribuito, per assistere la propria madre, portatrice di handicap. Dagli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza è risultato che il medico in realtà conviveva con la compagna a Montevarchi e non con la madre a Pergine, come era stato dichiarato, presupposto previsto dalla legge per ricevere il beneficio. Ma non solo, nonostante il divieto previsto nel provvedimento concessivo, aveva svolto sistematicamente, dal giugno 2011 al giugno 2012, attività libero-professionale come ginecologo.Quattro i casi accertati nel periodo.  IL MEDICO non è nuovo a questi «giocchetti». La vicenda segue un’analoga fattispecie, attivata dalla Procura contabile nei suoi confronti per il periodo 15 giugno 2010 – 30 giugno 2011 (durante il quale sono stati accertati 28 casi di attività da libero-professionista), ammontante ad un presunto danno erariale pari a 48.985 euro, per il quale venne condannato nel 2013. Successivamente la concessione è stata rinnovata per un ulteriore periodo, dal 15 giugno 2011 al 30 giugno 2012. E’ questo periodo che costituisce oggetto della denuncia della Guardia di Finanza di San Giovanni e della quale è stata portata a conoscenza anche la Procura della Repubblica di Arezzo, che ha disposto l’apertura di un procedimento per il reato di truffa aggravata e continuata, fatti che costituiscono oggetto di accertamento penale. La pretesa risarcitoria della Procura regionale, che ammonta a 33.207,82 euro, (di cui 24.819 euro a titolo di indennità complessiva e 8.388,82 euro per oneri vari, quali Cassa Pensione, Inpdap, Irap ed Inail) ha avuto accoglimento per l’intero importo, che dovrà essere corrisposto maggiorato degli interessi, rivalutazioni e spese di giudizio.