
Arezzo
Arezzo, 19 dicembre 2021 - «Una signora ha disdetto quasi in lacrime una camera tripla, ha scoperto di essersi ammalata. Dopo un quarto d’ora era già stata rioccupata». Marcello Comanducci, ex assessore-ideatore della Città di Natale e oggi di nuovo al calduccio del suo albergo, racconta l’ennesimo aneddoto di un dicembre da incorniciare. «Dove la peschi una formula turistica che affolli di colpo una meta ancora non di punta per quasi due mesi di fila?». La domanda la appende al vischio che arreda un po’ tutto l’albergo. Mentre fuori si disegna l’ennesimo sabato di grande folla. Non da centomila presenze, fiocco che rimane al weekend in condominio con la Fiera e all’incredibile due giorni di una settimana fa, ma da ottantamila tutte. Sufficienti a superare la boa delle 930 mila presenze complessive, che già oggi dovrebbero superare agilmente il milione, il record alla sor Bonaventura. Ma soprattutto è la prima volta che l’evento di Natale non subisce il calo fisiologico dopo l’otto dicembre. Una frenata quasi inevitabile, a ridosso della grande festa e dello shopping finale. Stavolta poco o niente. Già dalla mattina il quadro prende il passo conosciuto. Alle 10 l’addetto di Atam è pronto in via Porta Buia, con la sbarra per chiudere l’ex Cadorna. Chiusura che scatta quasi a ruota, di fronte al semaforo rosso: zero posti. Chiusure a tratti: nel parcheggio più gettonato c’è chi si ferma a lungo ma c’è anche una fascia, gli aretini in testa, che libera presto il posto. E così in tanti preferiscono aspettare invece di girare a vuoto. I multipiano si affollano, pieno il Mecenate e quasi il Baldaccio. E in centro la folla sale come se fossimo solo all’inizio di questa cavalcata di Natale. Si concentra come al solito soprattutto dalla parte alta del Corso in su, blocca come una ventosa via Seteria, limita i movimenti all’osso in piazza Grande. Ma sciama ovunque e i turisti sono la stragrande maggioranza. Arezzo vince a distanza la partita con le altre città di Natale: in Toscana ma anche fuori. E in parte capitalizza la crisi delle zone di vocazione dei mercatini tirolesi: loro costretti a edizioni transennate e con ingresso solo con Green pass e noi limitati ad un controllo a campione. Loro in zona gialla e noi bianca, almeno per ora. Un fenomeno che sta diventando pubblico. Non solo per le trasmissioni Tv, dalla Rai a Sky, centrate su Arezzo: ma anche con dirette delle radio di Bolzano, incuriosite da questa loro «costola» concorrente. «Ci hanno chiamato per una testimonianza, per loro è un fenomeno» ci confermano dall’Ascom. Mentre la Fondazione correda la giornata di eventi, appuntamenti, attrazioni, che di sicuro contribuiscono a spalmare le presenze ovunque. «Mai avevamo lavorato così» conferma Massimiliano Ricciarini dal mercatino del Prato. «Stavolta meno assalto ma folla continua». Solo una battuta, perché le attese crescono e le porchette finiscono. Lo scenario da oggi cambia: è l’ultimo giorno della Casa di Babbo Natale, mai tanto visitata come in questa edizione. Ed è anche l’ultimo del mercatino di Guido Monaco, un pozzo di creatività «chilometri zero» (sono tutti artigiani locali) che meriterebbero di essere più valorizzati l’anno prossimo. Mentre crescono il chiostro sempre artigiano di fianco alla biblioteca e i Portici si innestano nello sprint finale con il Mercatino Agreste della Confesercenti. La febbre dei mercatini si affianca ormai alla caccia al regalo. Allungarne il successo fino alla vigilia potrebbe innescare la svolta degli altri eventi evoluti a livello nazionale: spostare cioè una parte degli acquisti dal negozio sotto casa alle mete toccate per motivi turistici. Le vetrine, accese più o meno no stop, non aspettano altro. In fondo era il loro unico desiderio nella lettera a Babbo Natale.