
Attilio
Brilli
È uscito da poco in Gran Bretagna un volumetto che per molti aspetti ci riguarda. Si tratta di una singolare biografia della scrittrice di origini scozzesi Muriel Spark che ha vissuto per molti anni, fino alla morte avvenuta nel 2006, a Oliveto, splendido balcone sulla Valdichiana aretina.
Biografia singolare perché l’autore, il giornalista scozzese Alan Taylor, prende spunto dagli anni vissuti dalla scrittrice in questo minuscolo paese aretino per ricostruire a ritroso gli eventi essenziali della sua vita e della sua carriera.
Tutta la prima parte del volumetto è dedicata alla residenza toscana della scrittrice e al suo rapporto con il luogo, la gente e gli "espatriati" inglesi e americani, i "forestieri" per la gente del posto. Si tratta di una descrizione divertente e pervasa dall’ironia, a cominciare dall’ambientazione.
La casa dove ha vissuto Muriel Spark con la pittrice Penelope Jeraldine, ci informa l’autore, è annessa alla chiesa sconsacrata di San Giovanni.
Parte di questa dimora risale al Cinquecento ed è stata per secoli la residenza dei parroci del piccolo paese, "molti dei quali sembra che non avessero preso troppo sul serio l’obbligo del celibato".
Uno dei sacerdoti più intraprendenti aveva fatto ingrandire l’edificio per "sistemarvi il piccolo gregge in crescita costante".
Durante la seconda guerra mondiale, il prete era l’unico ad avere la radio che soleva tenere sintonizzata con la BBC, e la sera riuniva i parrocchiani per ascoltare le notizie sulla guerra e sulla situazione del "fronte" in Italia.
Quando Muriel Spark giunse a Oliveto, era ancora pulsante il doloroso ricordo dell’eccidio della vicina Civitella, con il massacro di duecento quarantaquattro persone perpetrato dalla Divisione Hermann Göring, il 29 giugno 1944, per rappresaglia di due militari tedeschi uccisi dai partigiani. Il più piccolo degli abitanti messi a morte aveva un anno, il più anziano era ultra ottantenne.
Confessava la scrittrice di sentirsi scossa da un brivido tutte le volte che passava davanti alla scuola che, nel 1944, era un piccolo campo di concentramento dove venivano raccolti gli ebrei destinati ad Auschwitz. Muriel Spark soleva dire che, quando spalancava le imposte del soggiorno di casa, era come se le apparisse un paesaggio di Piero della Francesca incorniciato dagli stipiti dipinti di verde della finestra.
Monterchi, con la Madonna del parto, era d’altronde una delle sue mete preferite e il luogo dove portava gli amici che la venivano a trovare.
In questo affresco la Vergine, che ha l’aspetto di una nobile contadina, è la protagonista e allo stesso tempo costituisce l’ambientazione dell’evento: "Ella schiude la propria veste azzurra come se fosse il sipario che s’apre sul mistero dell’Incarnazione". C’è poi la splendida campagna fra la Valdichiana e la Valtiberina che le sembrava essere rimasto tale e quale era al tempo di Piero, con i cipressi centenari che accompagnavano il visitatore alla cappellina del cimitero.
Anche l’arca di Noè, diceva la scrittrice, sembra fosse costruita con il legno di cipresso. Poi c’è Arezzo con le poste privilegiate da Muriel Spark: il ristorante Continentale, il bar dei Costanti e la sartoria Donati che consigliava sempre ai suoi ospiti.
In riferimento a questa città, sosteneva che qui, come d’altra parte in tutta la Toscana, l’arte fa parte della vita quotidiana. Lo rivelano il modo in cui il suo nucleo originario ha saputo integrarsi alla perfezione nel paesaggio e come le facciate di case e palazzi hanno mantenuto nel tempo una sobria eleganza, e lo dimostra quel grande orologio della storia che è Piazza Grande, una delle più belle d’Italia.
D’altronde da queste parti, aggiungeva, il gusto estetico è istintivo, quasi fosse un sesto senso.
Lo si vede nel modo in cui nei negozi s’impacchettano gli acquisti e come nei ristoranti si dispongono i cibi nel piatto. L’espressione più alta di questo senso estetico è rappresentata dalla campagna alla quale è andata da sempre l’ammirazione dei viaggiatori stranieri, un paesaggio modellato per secoli dalle mani sapienti di agronomi e di contadini.
Attorno a Muriel Spark si muoveva una cerchia di appassionati della Toscana e della terra aretina in particolare.
La vecchia generazione, ricordava la scrittrice, includeva il decano Harold Acton, lo storico dell’arte John Pope-Hennessy, il musicologo e fine traduttore William Weaver nonché il diplomatico francese Alain Vidal Naquet.
Fra i più giovani la scrittrice menzionava Benedetta Origo, figlia di Iris Origo, autrice di La guerra in Val d’Orcia e John Mortimer, autore del fortunatissimo romanzo, poi volto in un fortunato serial televisivo Summer’s Lease del 1988.
Tramite questo romanzo, Mortimer ha lanciato a suo tempo la fortuna del così detto "Piero’s Trail", vale a dire la pista di Piero, un viaggio che da Arezzo conduce a Monterchi, a Sansepolcro e a Urbino sulle tracce di Piero della Francesca, nella più incantevole, suprema integrazione di arte e natura.