FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

La Capannaccia non si arrende Trattative aperte per la rinascita

Sarà il primo Capodanno a luci spente dal 1967. Lettera degli Ottaviani ai clienti: "Percorso meraviglioso". La volontà della famiglia De Santis, proprietaria del ristorante di Campriano, è quella di andare avanti

di Federico D’Ascoli

La Capannaccia potrebbe ripartire. Qui, sopra Campriano, la grande abbuffata di tagliatelle e bistecche che va avanti dal 1967 si è fermata a Santo Stefano. Il camino a vista dentro il grande capannone sarà spento a Capodanno. Dopo 55 anni di onorato servizio la famiglia Ottaviani ha detto basta. La proprietà del locale è dei fratelli De Santis, storica famiglia aretina che si è spostata negli ultimi anni a Roma. Andrea e Jacopo, molto legati alla terra d’Arezzo, non parlano. Ma fonti vicine alla proprietà assicurano che il passo indietro degli Ottaviani sia stato un fulmine a ciel sereno. Nessuna questione legata ai canoni di affitto, più drammaticamente le difficoltà che il Covid ha lasciato nel mondo della ristorazione. Prima il blocco dell’attività, poi la difficoltà nel trovare dipendenti e infine l’aumento dei costi energetici. Una situazione complicata che avrebbe spinto l’oste Urbano Ottaviani, la moglie Maria e le figlie Cristina e Ilaria a lasciare.

Sui social è apparso il loro accorato saluto alla clientela: "Cari clienti, cari amici, con commozione la famiglia Ottaviani vi saluta. Dal 1967, anno di apertura del ristorante La Capannaccia – si legge nel messaggio – abbiamo condiviso con voi le gioie della tavola accompagnate dal nostro camino sempre acceso, abbiamo visto nascere e crescere i vostri e i nostri figli, abbiamo fatto un percorso meraviglioso che , senza di voi, non sarebbe stato possibile. Ci piace pensare di lasciare in voi un piacevole ricordo, che sia un sapore, un sorriso, un’emozione. Vi abbracciamo idealmente uno a uno, con affetto". Firmato Urbano, Maria, Ilaria e Cristina.

La volontà dei De Santis è quella di non disperdere il patrimonio della Capannaccia, tempio laico della cucina più genuina. Alcuni dipendenti, una decina tra fissi e occasionali, potrebbero proseguire l’attività sotto una nuova gestione. Ci sarebbero contatti già avviati con importanti personaggi della ristorazione aretina. La trattativa potrebbe però avere bisogno di qualche tempo per arrivare a conclusione.

La storia della Capannaccia è legata non solo agli Ottaviani, che l’hanno gestita per oltre mezzo secolo, ma anche ai De Santis proprietari da generazioni. Inizialmente c’era solo una semplice mescita di vino prodotto nelle vigne vicine. La Capannaccia dal 1967 in poi, insieme a buon bicchiere di rosso iniziò a servire panini e salsicce alla brace a chi veniva qui a giocare a bocce nel pallaio fra i cipressi. Gli Ottaviani erano mezzadri e si trasformarono presto in ristoratori. Una bella storia lunga oltre mezzo secolo che si è arresa, stritolata dalla morsa della crisi.

È il Capodanno triste di un ristorante che si è fatto amare e che nel 2023 potrebbe rinascere. Tanti auguri Capannaccia.