L'ultima di Pecorelli: "Ho deciso, torno in Albania e affronto il carcere"

L’ex arbitro e imprenditore si dice disponibile a pagare per i reati che ha commesso a Puke: «Voglio tornare, sono i posti che amo»

Davide Pecorelli 

Davide Pecorelli 

Arezzo, 12 novembre 2021 - È pronto a pagare per i reati commessi in Albania. Davide Pecorelli parla a distanza di qualche settimana annunciando la sua volontà di tornare nel Paese delle Aquile a scontare l’eventuale pena. Nei prossimi giorni, infatti, la procura di Puke (località da dove, a inizio gennaio di quest’anno, l’imprenditore con attività tra la Toscana e Umbria aveva inscenato la propria morte) potrebbe chiedere il processo nei confronti di Pecorelli per incendio doloso di auto e furto di ossa umane da una tomba. Capi d’imputazione non gravissimi ma che, da quelle parti, possono portare al carcere.

«Sono disposto a finire dietro le sbarre in Albania – dice l’ex arbitro della sezione di Arezzo – voglio ritornare, laggiù ho lasciato amici e posti che amo. Se la pena sarà giusta, pagherò per quello che mi viene contestato».

Una scelta comunque coraggiosa la sua… «Sì, peraltro ho già chiesto scusa a tutti in Albania, compreso il sindaco di Puke e comunque all’intera comunità. Purtroppo ho commesso degli errori: come è ormai noto quando a gennaio sono arrivato a Tirana stavo attraversando un momento molto difficile della mia vita. Ho cercato il suicidio e quel sacerdote incontrato per caso mi ha salvato. La storia poi la conoscete, il periodo nella comunità di preti a Medjugorje è stato fondamentale: a loro sarò riconoscente per sempre».

Ma è proprio sicuro di tornare e rischiare, così, il carcere? «Mi rendo conto che è una scelta importante – prosegue – ma se questo mi darà poi la possibilità di essere un cittadino libero anche in Albania, allora sono pronto a tutto».

Ha sentito per telefono gli amici di Valona? Cosa gli ha detto? «Ci sentiamo spesso, all’inizio sono rimasti increduli nel sapere quale era la mia vera identità, poi ogni volta mi rinnovano l’invito di tornare da quelle parti».

Come è stato il rientro nella vita di tutti i giorni? «Sono dei passaggi ancora graduali a distanza di quasi due mesi da quando mi hanno intercettato vicino all’isola di Montecristo. Sto molto con la famiglia, con i miei 4 figli. Appena finirò di sistemare tante cose anche sul fronte lavorativo, cercherò di tornare alla vita di tutti i giorni».

Conferma che non farà più l’imprenditore in Italia? «Sì, come ho più volte sottolineato: a tal proposito, la mia intenzione è quella di fondare un’associazione a supporto di chi, come nel mio caso, si trova a che fare con una crisi dovuta all’attività lavorativa».

Ma allora, alla fine l’ha trovato o no questo tesoro? «Posso solo ribadire che le due casse contenenti le monete d’oro intercettate a Montecristo le ho viste e comunque ho informato gli inquirenti sul luogo del ritrovamento...».

Anche la procura di Grosseto ha aperto un doppio fascicolo nei suoi confronti dove si ipotizzano i reati di sostituzione di persona e, soprattutto, di ricettazione delle monete d’oro appartenenti al tesoro di San Mamiliano rubate nel 2019. «Con la procura di Grosseto, come è noto, mi sono avvalso della facoltà di non rispondere in quanto non conosco, ad oggi, il tipo di reato che mi viene contestato. Dopo la notifica di perquisizione da parte degli inquirenti – conclude Pecorelli – ricordo che comunque non rappresenta reato non specificare il luogo, in questo caso un garage, preso in affitto a Porto Santo Stefano...».